Il giudizio che mi ha inferocito di più?
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Scheggia
Sall
quela
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Il giudizio che mi ha inferocito di più?
Eccolo!!
Qualcuno (l'unico che mi ha dato 4) mi ha tacciato di.
"LINGUA STEREOTIPATA"
Uhmmmmmmmmm
Boccaccia mia, statte zitta!!!!
Qualcuno (l'unico che mi ha dato 4) mi ha tacciato di.
"LINGUA STEREOTIPATA"
Uhmmmmmmmmm
Boccaccia mia, statte zitta!!!!
Re: Il giudizio che mi ha inferocito di più?
Il problema di questo romanzo è che non venderebbe una copia. Però è scritto molto bene.
...ah volevo aggiungere che non mi "ha inferocito" questo giudizio, anzi, l'ho trovato divertente.
...ah volevo aggiungere che non mi "ha inferocito" questo giudizio, anzi, l'ho trovato divertente.
Re: Il giudizio che mi ha inferocito di più?
Beh, hai ragione, è divertente!!
Ma anche il mio.....se ci pensi!!!
Ma anche il mio.....se ci pensi!!!
Re: Il giudizio che mi ha inferocito di più?
Sall ha scritto:Il problema di questo romanzo è che non venderebbe una copia. Però è scritto molto bene.
...ah volevo aggiungere che non mi "ha inferocito" questo giudizio, anzi, l'ho trovato divertente.
guarda che è un buon segnale!!!
a tutti i più grandi (dalla musica al cinema, dalla pittura alla scrittura... mi vengono in mente i Beatles o il film di Via col vento o pure Picasso...) gli fu detto che non sarebbero mai stati apprezzati...
di Via col vento, ad esempio, dissero che la gente si sarebbe presto stancata di guardarlo... ah, la stessa cosa venne detta anche in riferimento alla tv.
e giudica te com'è poi finita?
comunque gli esempi sono tantissimi...
quindi, in sintesi, hai ricevuto il giudizio migliore!
Scheggia- Inchiostro Verde
- Messaggi : 824
Re: Il giudizio che mi ha inferocito di più?
Scheggia ha scritto:comunque gli esempi sono tantissimi...
quindi, in sintesi, hai ricevuto il giudizio migliore!
Chissa' pero' quanti sono gli esempi in cui e' stato dato un giudizio del genere che poi si e' realmente avverato.
tormento- Inchiostro Blu
- Messaggi : 1111
Età : 39
Località : Padova
Re: Il giudizio che mi ha inferocito di più?
tormento ha scritto:Scheggia ha scritto:comunque gli esempi sono tantissimi...
quindi, in sintesi, hai ricevuto il giudizio migliore!
Chissa' pero' quanti sono gli esempi in cui e' stato dato un giudizio del genere che poi si e' realmente avverato.
Chi lo sa... saranno molti immagino. E chissà per quale ragione si è avverato...
Me ne viene in mente una certa: tutti coloro che hanno accettato un giudizio simile senza tentare di migliorarsi o di provarci ancora... lo hanno sicuramente fatto avverare.
Scheggia- Inchiostro Verde
- Messaggi : 824
Re: Il giudizio che mi ha inferocito di più?
bello questo argomento!
Allora... "uso errato di connettivi logici che rende difficile la comprensione del testo"
Solo perchè non scrivo pensierini da livello di scuole elementari, ma mi permetto uno stile ricco di subordinate?!!?!?!
Allora... "uso errato di connettivi logici che rende difficile la comprensione del testo"
Solo perchè non scrivo pensierini da livello di scuole elementari, ma mi permetto uno stile ricco di subordinate?!!?!?!
laretta- Inchiostro Verde
- Messaggi : 504
Età : 29
Re: Il giudizio che mi ha inferocito di più?
“Inferocita” non è proprio il termine esatto … La cosa che mi lascia “basita” di alcuni commenti negativi - tra quelli che ho ricevuto - è come questi siano “off – topic” rispetto al componimento criticato.
Re: Il giudizio che mi ha inferocito di più?
Piace anche a me questo argomento
Ho scritto il mio romanzo tre anni fa e per tanto tempo l'ho tenuto solo per me e per i miei amici e parenti. Le persone pensano che i giudizi dei parenti siano i più clementi, ma non conoscono i miei Il giudizio che mi feriva maggiormente era "è melenso". Mamma mia, da allora "melenso" è un aggettivo che non sopporto. Fa pensare a qualcosa di sdolcinato ma con l'accezione di "stupido". Sì, quella era la critica che mi feriva di più.
Poi dicevano che i miei personaggi erano troppo "perfetti", nel senso che erano tutti troppo belli, troppo intelligenti e troppo buoni per essere veri, e che un lettore non può identificarsi in un personaggio tanto lontano dalla realtà.
E per finire, e voglio citare testualmente, premesso che mi dissocio da definizioni di questo tipo, mi è stato detto che il mio personaggio era "una checca eterosessuale".
Non so. Fate voi.
La cosa che faceva arrabbiare anche me, così come nel caso di Simona, era che questi commenti non riguardavano il modo in cui era scritto. Avrei accettato molto più di buon grado un "L'hai scritto in un modo che fa vomitare", piuttosto che un "Gli uomini non arrossiscono", o "Questo personaggio è troppo per bene".
Ma, e qui arriva il punto, ho capito mio malgrado che sono stati quei commenti al vetriolo quelli che mi hanno aiutata a crescere di più. Parliamoci chiaro: non ho scritto né scriverò mai il nuovo romanzo americano. Ma dopo tre anni ho sentito l'esigenza di riscrivere il romanzo dall'inizio perché quando lo rileggevo qualcosa dentro di me strideva. E crescendo a livello di età ho capito che non avevano tutti i torti, anche se me l'hanno detto nel peggiore dei modi e mi hanno fatta piangere un sacco di volte Così, dopo averlo finito, ho sentito che finalmente ora era "mio", anche se per arrivarci ho tenuto conto di certe cose a cui non avevo pensato.
In conclusione. I commenti negativi purtroppo funzionano meglio di quelli positivi, con me. E alla fine ognuno deve prenderne atto e cercare di capire perché ci hanno fatto arrabbiare così tanto. Ma dobbiamo considerare ogni ostacolo che ci si para davanti e vedere come poterlo sfruttare: una pietra sul nostro cammino può diventare un inciampo ma anche un gradino per elevarci! Resto fermamente convinta che ognuno di noi debba scrivere quello che ha nel cuore e nel modo che più lo fa sentire felice. Questa è la cosa più importante. Scrivere dev'essere una gioia, una passione, e non una "professione" (cit.). Perciò ecco: sto cercando di imparare a non arrabbiarmi per le critiche. Alcune feriscono inevitabilmente, ma se c'è qualcosa di buono in quella critica cerco di conservarlo se penso che mi possa realmente servire e che possa fare al caso mio per non far stridere niente dentro di me quando rileggo ciò che ho scritto. Tutto il superfluo lo lascio cadere.
Scusate, mi sono dilungata, ma questo argomento mi appassiona. Sono convinta che anche molti di voi come me abbiano almeno una volta non dico pianto, ma quasi, per una critica ben assestata.
Ho scritto il mio romanzo tre anni fa e per tanto tempo l'ho tenuto solo per me e per i miei amici e parenti. Le persone pensano che i giudizi dei parenti siano i più clementi, ma non conoscono i miei Il giudizio che mi feriva maggiormente era "è melenso". Mamma mia, da allora "melenso" è un aggettivo che non sopporto. Fa pensare a qualcosa di sdolcinato ma con l'accezione di "stupido". Sì, quella era la critica che mi feriva di più.
Poi dicevano che i miei personaggi erano troppo "perfetti", nel senso che erano tutti troppo belli, troppo intelligenti e troppo buoni per essere veri, e che un lettore non può identificarsi in un personaggio tanto lontano dalla realtà.
E per finire, e voglio citare testualmente, premesso che mi dissocio da definizioni di questo tipo, mi è stato detto che il mio personaggio era "una checca eterosessuale".
Non so. Fate voi.
La cosa che faceva arrabbiare anche me, così come nel caso di Simona, era che questi commenti non riguardavano il modo in cui era scritto. Avrei accettato molto più di buon grado un "L'hai scritto in un modo che fa vomitare", piuttosto che un "Gli uomini non arrossiscono", o "Questo personaggio è troppo per bene".
Ma, e qui arriva il punto, ho capito mio malgrado che sono stati quei commenti al vetriolo quelli che mi hanno aiutata a crescere di più. Parliamoci chiaro: non ho scritto né scriverò mai il nuovo romanzo americano. Ma dopo tre anni ho sentito l'esigenza di riscrivere il romanzo dall'inizio perché quando lo rileggevo qualcosa dentro di me strideva. E crescendo a livello di età ho capito che non avevano tutti i torti, anche se me l'hanno detto nel peggiore dei modi e mi hanno fatta piangere un sacco di volte Così, dopo averlo finito, ho sentito che finalmente ora era "mio", anche se per arrivarci ho tenuto conto di certe cose a cui non avevo pensato.
In conclusione. I commenti negativi purtroppo funzionano meglio di quelli positivi, con me. E alla fine ognuno deve prenderne atto e cercare di capire perché ci hanno fatto arrabbiare così tanto. Ma dobbiamo considerare ogni ostacolo che ci si para davanti e vedere come poterlo sfruttare: una pietra sul nostro cammino può diventare un inciampo ma anche un gradino per elevarci! Resto fermamente convinta che ognuno di noi debba scrivere quello che ha nel cuore e nel modo che più lo fa sentire felice. Questa è la cosa più importante. Scrivere dev'essere una gioia, una passione, e non una "professione" (cit.). Perciò ecco: sto cercando di imparare a non arrabbiarmi per le critiche. Alcune feriscono inevitabilmente, ma se c'è qualcosa di buono in quella critica cerco di conservarlo se penso che mi possa realmente servire e che possa fare al caso mio per non far stridere niente dentro di me quando rileggo ciò che ho scritto. Tutto il superfluo lo lascio cadere.
Scusate, mi sono dilungata, ma questo argomento mi appassiona. Sono convinta che anche molti di voi come me abbiano almeno una volta non dico pianto, ma quasi, per una critica ben assestata.
soliloquia- Inchiostro Bianco
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