Ricordi di cannella

Gli occhi ancora gonfi di sonno e gli arti irrigiditi dal freddo mattutino, fisso davanti a me lo sportello del forno. Lo smartphone strilla dietro di me, una serie di note metalliche che dovrebbero evocare un'antica sonata. Una chiamata persa, diverse e-mail in arrivo e il promemoria dell'appuntamento con il vice-direttore della Gi-Xon. Stringo le dita dei piedi attorno alla sbarra dello sgabello, fisso il forno di mia nonna. I tacchi a spillo di mia figlia fanno due salti in cucina, il tempo per lei di portasi via una barretta proteica prima di prendere il treno delle 6 per la City dove passerà le prossime 12 ore al quinto piano sotterraneo, di fronte allo schermo del suo insegnante di seconda media, il nuovo U-12, che ora permette agli studenti di acquisire alcuni crediti formativi tramite la popolarità raggiunta su Facebook. Sento la brezza tiepida che mi accarezza il viso mentre mia nonna apre lo sportello, il profumo dei biscotti dorati si insinua in me e mi scalda l'anima mentre mio padre entra in pantofole e mi lascia un bacio su i capelli arruffati. Mia figlia fa sbattere la porta dell'appartamento dietro di sé, non mi ha salutata, non mi ha vista. E la ciliegia candita che staccavo con delicatezza e lasciavo sciogliere sulla lingua. Il sole di fine pomeriggio che scaldava Leo, il gatto pigro, sempre accovacciato sull'alto sgabello al quale ora mi aggrappo, per non cadere, per non dimenticare.