La grande sega (Big Sega)
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La grande sega (Big Sega)
Eccola la serata giusta, il momento topico, l’equilibrio astrale perfetto. Con l’immagine delle chiappe nude e ondeggianti di Giovanna, la vicina di casa, sono pronto per la grande sega.
Perché si verifichi una circostanza come questa, debbono sussistere condizioni oggettive e soggettive straordinarie. Mio cugino Tatano sostiene che la grande sega è come l’onda suprema dei surfisti, quando arriva è un orgasmo alla salsedine, o come il grande porcino per il cercatore di funghi, un orgasmo trifolato. Per Tatano la masturbazione ordinaria è un fatto organico, serve per ristabilire l’equilibrio tra il corpo e la mente, ma la grande sega, quella no, quella è un fatto trascendentale, sali di quota e ti siedi alla destra di dio, ti si aprono orizzonti inesplorati, osservi prospettive quadrimensionali. Per raggiungere tali vette sarebbe necessario un impasto da due chili di pejote.
Questo dice mio cugino Tatano.
Per anni ho aspettato il momento assoluto, cercando le condizioni pedoclimatiche favorevoli, la predisposizione psicologica karmica, l’eccitazione ciclopica. E finalmente il momento è giunto.
Lo sapevo, lo sentivo, quasi piango per l’emozione.
Mi distendo dunque sul letto a due piazze, supino, al centro del materasso a molle insacchettate, con la testa poggiata sul cuscino in piuma d’oca sintetica. Come sottofondo Billie Holiday.
Perfetto, tutto perfetto, forse l’avrei raccontato a Tatano, giusto per condividere.
Delicatamente allungo la mano sinistra, sono mancino, pensando al perfetto posteriore di Giovanna.
Ah Giovanna, il suo culo…
In effetti anche metaforicamente è grande. Già, se lo fa tutti i giorni al lavoro, mica come un sacco di stronze nullafacenti che conosco che passano il tempo a rubare lo stipendio. A parte il culo, che merita grande considerazione, merita considerazione anche il resto. Eppure è una in gamba Giovanna, lavora e si fa il mazzo, con un marito perennemente disoccupato e i suoceri a carico. Non credo badi molto al suo aspetto fisico con tutti i problemi che ha. Mi hanno detto che trova anche il tempo per il volontariato...
Porcaputtana, una molla mi preme all’altezza del rene sinistro, proprio dove ho subito l’intervento e, per giunta, inizia a pulsarmi un premolare. Brutto sintomo…
Sono là, sopra molle insacchettate e oca sintetica, nudo come un verme che osservo l’unica parte del mio corpo protesa verso il cielo: la punta degli alluci.
Billie si avvia a concludere The man i love, la mia mano sinistra inerte è poggiata sull’inguine inoffensivo, mi sale una ciclopica incazzatura e mi squilla pure il cellulare.
“Pronto” dice Tatano
“Vaffanculo segaiolo di merda”. E vado a farmi una birra.
Perché si verifichi una circostanza come questa, debbono sussistere condizioni oggettive e soggettive straordinarie. Mio cugino Tatano sostiene che la grande sega è come l’onda suprema dei surfisti, quando arriva è un orgasmo alla salsedine, o come il grande porcino per il cercatore di funghi, un orgasmo trifolato. Per Tatano la masturbazione ordinaria è un fatto organico, serve per ristabilire l’equilibrio tra il corpo e la mente, ma la grande sega, quella no, quella è un fatto trascendentale, sali di quota e ti siedi alla destra di dio, ti si aprono orizzonti inesplorati, osservi prospettive quadrimensionali. Per raggiungere tali vette sarebbe necessario un impasto da due chili di pejote.
Questo dice mio cugino Tatano.
Per anni ho aspettato il momento assoluto, cercando le condizioni pedoclimatiche favorevoli, la predisposizione psicologica karmica, l’eccitazione ciclopica. E finalmente il momento è giunto.
Lo sapevo, lo sentivo, quasi piango per l’emozione.
Mi distendo dunque sul letto a due piazze, supino, al centro del materasso a molle insacchettate, con la testa poggiata sul cuscino in piuma d’oca sintetica. Come sottofondo Billie Holiday.
Perfetto, tutto perfetto, forse l’avrei raccontato a Tatano, giusto per condividere.
Delicatamente allungo la mano sinistra, sono mancino, pensando al perfetto posteriore di Giovanna.
Ah Giovanna, il suo culo…
In effetti anche metaforicamente è grande. Già, se lo fa tutti i giorni al lavoro, mica come un sacco di stronze nullafacenti che conosco che passano il tempo a rubare lo stipendio. A parte il culo, che merita grande considerazione, merita considerazione anche il resto. Eppure è una in gamba Giovanna, lavora e si fa il mazzo, con un marito perennemente disoccupato e i suoceri a carico. Non credo badi molto al suo aspetto fisico con tutti i problemi che ha. Mi hanno detto che trova anche il tempo per il volontariato...
Porcaputtana, una molla mi preme all’altezza del rene sinistro, proprio dove ho subito l’intervento e, per giunta, inizia a pulsarmi un premolare. Brutto sintomo…
Sono là, sopra molle insacchettate e oca sintetica, nudo come un verme che osservo l’unica parte del mio corpo protesa verso il cielo: la punta degli alluci.
Billie si avvia a concludere The man i love, la mia mano sinistra inerte è poggiata sull’inguine inoffensivo, mi sale una ciclopica incazzatura e mi squilla pure il cellulare.
“Pronto” dice Tatano
“Vaffanculo segaiolo di merda”. E vado a farmi una birra.
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Bisogna vivere bene da vivi perché da morti non si sa.
granchio da Philosopharum crostacei
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