Dietro l'oblò
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Dietro l'oblò
Per favore, lasciatemi stare, il mio posto è qui, intoccabile, una posizione di vero privilegio: dietro l’oblò.
Tutto è pronto, aspetto solo di levare l’ancora.
Andate via, non verrò mai con voi, devo godere del mondo che mi passa davanti e se il Pequod affonderà, affonderò con lui e i fondali dell'oceano saranno la mia sepoltura.
Forse sono nato con un sogno o forse il sogno è nato dopo di me, ma è certo che ho atteso tutta la vita questo momento: toccare il legno del veliero, scrutare l’orizzonte, navigare...
Via, non sfioratemi neppure. Chi, tra voi, farà sparire i sogni?...
Inseguirò i profumi di terre lontane, cullato da onde placide o sbattuto da onde violente… ma questo bramo, nient’altro.
Non provo nostalgia per la terra ferma, né rimpianti… ho saldato i debiti e riscosso i crediti, amore e odio non mi appartengono più, il passato è durato il tempo di un respiro. L’ho già dimenticato.
Tra breve toglieremo l’ancora e nonostante voi soffiate contro, scivoleremo nella schiuma come aguglie imperiali. Scostatevi… essere travolti dal Pequod renderebbe la vostra fine più onorevole di quanto meritiate. Per voi una morte mediocre è la giusta conclusione di una mediocre esistenza…
Scruterò il mare più vasto, azzurro e trasparente come gli occhi di mia madre, le isole più lontane del mondo, con spiagge bianche e immense avvolte dall’aria profumata di mirto e corbezzolo, popolate da uomini con i corpi dipinti e donne nude con lunghi capelli adornati da ghirlande di fiori.
Pesci enormi e colorati, affioreranno dalle profondità, nuotando e ondeggiando al ritmo delle onde, con la grazia di valenti ballerini.
Sto per salpare, non capite? Allontanatevi, non ho nulla da spartire con voi. Gli unici passi che muoverò saranno su queste assi di legno ruvido e umido, le uniche voci che ascolterò saranno quelle portate dal vento ruggente di tramontana, il manto che mi coprirà sarà di alberi e vele.
Ignoro le vostre mani tese. Quelle amiche sono aspre e nobili. Di uomini fieri. Uomini con la pelle bruciata dal sole di tutti i continenti, provati dalla fatica e dalla malinconia, tormentati dall’ignoto.Come me animati dal desiderio di partire, dall’ansia di fuggire…
Voi, invece, insignificanti alieni… tracciate solchi sul pavimento di linoleum, giorno dopo giorno, come somari che percorrono lo stesso sentiero. Corpo di ballo senza talento, orchestra stonata.
Ripetete parole incomprensibili, come le rime di un inganno, inscalfibili come le illusioni scavate nell’anima, sepolte da massi di granito più grandi e pesanti di qualsiasi speranza e desiderio.
Lasciatemi stare, non sono come voi, e quando morirò voglio essere trasformato in cenere e sparso tra le onde dell’oceano, affidato al maestrale…
Ma ora andate via solo per un momento, vi prego, voglio stare ancora dietro l’oblò.
E toglietevi pure il camice, la giornata è finita…
Tutto è pronto, aspetto solo di levare l’ancora.
Andate via, non verrò mai con voi, devo godere del mondo che mi passa davanti e se il Pequod affonderà, affonderò con lui e i fondali dell'oceano saranno la mia sepoltura.
Forse sono nato con un sogno o forse il sogno è nato dopo di me, ma è certo che ho atteso tutta la vita questo momento: toccare il legno del veliero, scrutare l’orizzonte, navigare...
Via, non sfioratemi neppure. Chi, tra voi, farà sparire i sogni?...
Inseguirò i profumi di terre lontane, cullato da onde placide o sbattuto da onde violente… ma questo bramo, nient’altro.
Non provo nostalgia per la terra ferma, né rimpianti… ho saldato i debiti e riscosso i crediti, amore e odio non mi appartengono più, il passato è durato il tempo di un respiro. L’ho già dimenticato.
Tra breve toglieremo l’ancora e nonostante voi soffiate contro, scivoleremo nella schiuma come aguglie imperiali. Scostatevi… essere travolti dal Pequod renderebbe la vostra fine più onorevole di quanto meritiate. Per voi una morte mediocre è la giusta conclusione di una mediocre esistenza…
Scruterò il mare più vasto, azzurro e trasparente come gli occhi di mia madre, le isole più lontane del mondo, con spiagge bianche e immense avvolte dall’aria profumata di mirto e corbezzolo, popolate da uomini con i corpi dipinti e donne nude con lunghi capelli adornati da ghirlande di fiori.
Pesci enormi e colorati, affioreranno dalle profondità, nuotando e ondeggiando al ritmo delle onde, con la grazia di valenti ballerini.
Sto per salpare, non capite? Allontanatevi, non ho nulla da spartire con voi. Gli unici passi che muoverò saranno su queste assi di legno ruvido e umido, le uniche voci che ascolterò saranno quelle portate dal vento ruggente di tramontana, il manto che mi coprirà sarà di alberi e vele.
Ignoro le vostre mani tese. Quelle amiche sono aspre e nobili. Di uomini fieri. Uomini con la pelle bruciata dal sole di tutti i continenti, provati dalla fatica e dalla malinconia, tormentati dall’ignoto.Come me animati dal desiderio di partire, dall’ansia di fuggire…
Voi, invece, insignificanti alieni… tracciate solchi sul pavimento di linoleum, giorno dopo giorno, come somari che percorrono lo stesso sentiero. Corpo di ballo senza talento, orchestra stonata.
Ripetete parole incomprensibili, come le rime di un inganno, inscalfibili come le illusioni scavate nell’anima, sepolte da massi di granito più grandi e pesanti di qualsiasi speranza e desiderio.
Lasciatemi stare, non sono come voi, e quando morirò voglio essere trasformato in cenere e sparso tra le onde dell’oceano, affidato al maestrale…
Ma ora andate via solo per un momento, vi prego, voglio stare ancora dietro l’oblò.
E toglietevi pure il camice, la giornata è finita…
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Bisogna vivere bene da vivi perché da morti non si sa.
granchio da Philosopharum crostacei
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