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Messaggio Da Elena C. Gio 16 Gen 2014, 22:49

«Non è una malata semplice!», «Ah, si vede che è una dei nostri», «In effetti tutte uguali le sorelle».

L'immagine era nitida, tre signori di generazioni affini erano seduti in una panchina sita al secondo piano della struttura, in uno spazio all'aperto simile ad un terrazzo che univa due ali dello stesso corridoio, posta a ridosso del muro maestro. Una pianta, nel suo tentativo di arrampicarsi nella maniera in cui era propria la sua origine, pareva ascoltare i discorsi dei tre dai volti tra di loro familiari. Il suo aspetto vegetale non era dei migliori, forse il suo sforzo era stato spesso demotivato dalle parole di tutti coloro che usavano prendere una boccata d'aria proprio in quel punto, lasciando per un momento le camere dei familiari degenti. Di fianco a me, un uomo taciturno in ascolto sembrava sorridere ai signori, poteva essere un parente, uno della famiglia. Il dubbio svanì quando, con occhio sfuggevole, mi accorsi che ai piedi portava un paio di mocassini - ma di colore diverso - come il signore canuto che era a lui speculare nella seduta. Alzai lo sguardo, anche la somiglianza fisica era evidente, lo stesso sorriso a fior di labbra li rendeva uniti nei loro ricordi.

Io, unica donna, estranea al loro albero genealogico ma comunque partecipe con occhi attenti ed orecchie tese verso le lor gentili rievocazioni, immagini incantevoli nella loro semplicità per quanto vissuto riuscivano ad esprimere. Saper sorridere ancora in un momento di condivisione del dolore sulla scia indelebile delle rispettive memorie.

I discorsi erano cadenzati con la naturalezza tipica dei bambini, alla domanda del primo seguiva un quesito differente del secondo, per terminare con un'affermazione del terzo che non aveva niente a che vedere nei contenuti con i precedenti. L’alternanza delle parole era vicendevole al ritmo dei loro ricordi, quindi privi di quella cronologia tipica della memoria giovane ma comunque densa di salti temporali legati tra di loro dall'amore per la stessa donna, motivo del loro ritrovarsi in quella struttura.

Devo ammettere che i bei ricordi fanno proprio sorridere.

Se non fosse stata viva la mia consapevolezza del perché mi trovavo lì, avrei potuto raccontare di essermi trovata ad un incontro tra parenti dove le donne giocano a scala quaranta e gli uomini da un lato che parlano di altro, avrei potuto dire di essermi trovata in mezzo al parco vicino a casa dove anziani amano incontrarsi per raccontare le loro storie e passare del tempo insieme...la cornice che mi si presentò casualmente quel pomeriggio faceva pensare a tutt'altra occasione.

Le parole del primo seduto difronte a me riproducevano esattamente i suoni ed i colori della vita di coppia nel suo quotidiano, le parole del secondo assomigliavano a quelle che un buon fratello ha sempre in serbo per la propria sorella, il terzo accoglieva con un sorriso i discorsi dei vicini tenendosi un po’ di spazio di manovra come un buon cognato sa fare. Un regista affermato non avrebbe saputo fare di meglio nel girare le sue scene, impeccabili nella loro naturalezza!

Ad un certo punto, calai il mio sguardo interiore volgendolo ai ricordi di quando ero bambina, la scena davanti ai miei occhi si era naturalmente catapultata verso il cielo terso della mia infanzia, simili sguardi sorrisi e sensibilità nascoste dietro a parole affettuose mi riportarono ai momenti di condivisione della merenda estiva assieme alla nonna e agli zii. Ero sicura che quello che accomunava il mio ricordo a quelli dei tre anziani era la famiglia numerosa ed unita, ne ero certa.
In questa altalena di sentimenti e memorie familiari, con la coda dell’occhio mi accorsi di un movimento all’altezza della ringhiera del terrazzo. Subito non capii da quale punto preciso provenisse, gli occhi a volte percepiscono ma non vedono. Uno spiraglio di luce era scivolato con maestria sulle foglie verdeggianti della pianta rampicante, quest’ultima non aveva fiori ma il colore divenuto brillante le dava quella sensazione di essere vestita di boccioli.

Distolsi lo sguardo alla ricerca di nuovi pensieri, ma per una seconda volta la stessa sensazione di movimento si fece sempre più reale.

Un’estremità ramificata si allungò in direzione dei tre signori nel tentativo di raggiungere le loro parole ed i loro sorrisi, alla ricerca di quella linfa vitale che l’avrebbe fatta risollevare dal letargo invernale, tipico di quel terrazzo.

Devo ammettere che i bei ricordi fanno proprio crescere.

Elena C.
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