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una piccola gita intorno alla poesia

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Messaggio Da annamaria Dom 03 Giu 2012, 08:43

Il Manzoni, per scagliarsi contro le discordie italiane che permettevano la violenza straniera in casa nostra, compose questa lirica, subito diffusa in Italia e fuori, fa parte insigne di quella letteratura che preparò il nostro Risorgimento.

S'ode a destra uno squillo di tromba;
A sinistra risponde uno squillo:
D'ambo i lati calpesto rimbomba
Da cavalli e da fanti il terren.
Quinci spunta per l'aria un vessillo;
Quindi un altro s'avanza spiegato:
Ecco appare un drappello schierato;
Ecco un altro che incontro gli vien.


Son cose queste che leggere si possono in tutti i testi di letteratura scritti sino al 1946. Poi, spazzato via il fascismo, vennero spazzate via anche “queste cose”. La Poesia divenne nuovamente poesia, il “vano delle arti il diletto se non miri a preparar l’avvenire” andò a friggere aria da un’altra parte.
Stephane Mallarmé, Arthur Rimbaud e Paul Verlaine ripresero la loro vita. Ritornarono in auge nelle scuole e nelle Università Italiane, Foscolo e Leopardi con Petrarca, gli unici veri poeti italiani.
Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo e Eugenio Montale poterono portare a nuova vita l’ermetismo. Furono in molti che non capirono e si avventarono sul sistema della scuola ermetica convinti che mettendo parole a casaccio creassero poesia. Forse occorre una lettura dei grandi della letteratura greca (ellenismo dal IV secolo a.C. al III c.C.) per capire che Ungaretti , Quasimodo e Montale poetarono con lo stile e la metrica ellenica, non ponendo parole alla rinfusa.
Quasimodo ebbe il Nobel nel 1959, Montale nel 1975, Ungaretti era divenuto Accademico d’Italia nel 1942. Dopo lo strazio della Seconda Guerra Mondiale, Ungaretti rielabora in modo molto originale il messaggio formale dei simbolisti ,in particolare dei versi spezzati e senza punteggiatura dei Calligrammes di Guillaume Apollinaire (Ungaretti visse e studiò a Parigi), coniugandolo con l'esperienza atroce del male e della morte nella guerra.
Questi versi spezzati senza punteggiatura convinsero molta gente d’essere poeti senza sapere nulla di greco (antico) o di simbolismo o peggio ancora vissero nella più trita imitazione dell’ermetismo. Chi crede che i propri versi, o altrui, siano poesia sperimentale è in grande errore, quelle son parole poste ad imitazione più o meno colta dell’ermetismo di Quasimodo, comunque appare scritta nel periodo degli anni ’60, o da un imitatore di quelle mode.
Dovrei dire agli estensori delle parole che precedono:
Ma che bravi, ma che bella poesia.
Non posso dirlo. Quel che precede non ha nulla a che fare con la poesia. Sarà magari un’altra bellissima cosa ma non è certo poesia. La poesia sperimentale infine è un’altra cosa. Un grande scrittore italiano disse a ragione:

<<Conoscere, poniamo, sia niente più che distinguere>>

Per quell’autore distinguere significa separare cosa da cosa, disgregare il macro dal micro fino a ridurlo in frammenti, contingenti o memoriali. Gli oggetti, le cose, i fatti colti in un continuo processo di decomposizione, si presentano quali attimi pulsanti di una vita misteriosamente inafferrabile, battiti captabili forse con l’ausilio di uno stetoscopio, intricati sotterranei labirinti visibili solo attraverso un’accurata radiografia.
Allora per potere distinguere pongo come esempio quelli che nelle università di tutta Italia e di tutto il mondo si studiano come versi della poesia italiana sperimentale, non c’è alcuna ragione per cui qui a I&P non se ne debba parlare. (l’autore visse dal 1893 al 1976)

Cieli altissimi

Cieli altissimi
Retrocedenti
Lumaca
Alle vette arboree, e
Mai del tutto in
Tenebre, raro che stellati,
urgervi incontro
tumultuoso un gran fiume,
greve di moli:
triplici file,
minacciose,
invadenti, perse
le rive addietro
selve gru
e, incruentepure,
salamine,
trafalgare…
Ristorato lo scafo
verticillare in sua dolce cuna
smosso da sericei fermagli,
custode auspice,
là dimentica e fresca per nuove imprese,
dalle brume settentrionali a
coste limpide e chiare,
oltre tulipani
qui regnandovi bugainville,
articolanti ogni dove intorno.



Questo è un minimo esempio … delle “Giunte e virgole”…



annamaria
Inchiostro Bianco
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