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Messaggio Da granchio Lun 13 Set 2010, 16:21

Questo non è un racconto ma un fatto capitatomi qualche anno fa. Potrei intitolarlo “Infostrada ed io” e lo posto perché sia da aiuto e conforto a tutti gli utenti presi per i fondelli dai gestori di servizi pubblici.
La nota introduttiva è una premessa che ho inviato a un quotidiano per denunciare il fatto, la lettera che segue l’ho inviata agli indirizzi a margine.
Debbo dire che a seguito della lettera la wind-infostrada non mi ha più rotto i coglioni.
Che il cielo ci protegga da questa gente.



Spett.le direttore,
Circa un anno fa, ammaliato dal canto della sirena Infostrada (Wind) stipulai con essa un contratto di telefonia fissa su presupposti di convenienza che avrebbero convinto anche il più diffidente degli utenti. Mi informai, tra le altre cose, circa la continuità del servizio, dando per scontato che non si sarebbe verificata alcuna disfunzione, quale ad es., l’interruzione della linea da parte della Telecom.
La gentile telefonista che mi propose l’affare, giurò e spergiurò che mai e poi mai avrei patito alcun disagio e che, sulla testa della propria madre, sarebbe stato un passaggio indolore, anzi da brindisi con champagne e caviale.
Più avanti ho avuto la certezza che quella donna é orfana.
Una volta sottoscritto il nuovo contratto, forse non avevo neppure finito di dire si, mi fu disattivata la linea telefonica (successivamente mi sono figurato un operaio della Telecom che intercettando la telefonata con forbice in una mano e cavo telefonico nell’altra, aspettava impaziente di sentire l’assenso prima del taglio).
Da quel momento e per i 4 mesi successivi, Infostrada per me è stata un’entità irraggiungibile, una visione onirica, un incubo telefonico. Nonostante i continui solleciti ripetuti a cadenze settimanali non ho mai, dico mai, avuto risposte coerenti, ma solo comunicazioni schizofreniche di offerte speciali, promozioni primaverili e campagne estive di straordinaria convenienza, a scelta con Fiorello, Mike Buongiorno o tutt’e due insieme.
Dell’allaccio telefonico niente di niente.
Ricordo che nel periodo di Pasqua, durante uno dei tentativi che ormai effettuavo meccanicamente in uno stato di trance, forse per mediazione divina, riuscii a comunicare con una dipendente dell’azienda alla quale rivolsi una supplica come un cattolico farebbe con la madonna di Fatima, nella convinzione che a Pasqua si è tutti più buoni e disponibili. Mi affidai a quella voce gentile e affabile affinché si prodigasse a risolvere il mio problema. In un successivo momento di maggior lucidità mi ricordai che è il Natale a renderci più buoni, invero a Pasqua si sacrifica l’agnello; infatti, quando a conclusione della conversazione la sentii bisbigliare “che il cielo l’aiuti”, pensai che non mi rimaneva altro che la Cabala e i riti Vodoo.
In compenso mi arrivavano e ancora mi arrivano con puntualità svizzera, i bollettini di pagamento.
Per questioni di decenza non racconto dell’utilizzo che ne faccio.
Alla fine, preso per stanchezza e vicino all’esaurimento nervoso, con propensioni stragiste (la notte sognavo un gigantesco apparecchio telefonico con il quale, novello Sansone, demolivo le sedi Wind sparse per il globo) mi decisi a revocare per inadempienza contrattuale il patto con Infostrada e a ripristinare quello con la Telecom.
La prima telefonata dopo il riallaccio fu davvero emozionante e commovente, come un amore ritrovato.
Rientrato nella normalità, dunque, e accettata l’esperienza come un fardello che da consumato consumatore quotidianamente sopporto, insieme a tutte le altre scorrerie, angherie e nefandezze che bande sempre meglio organizzate mi costringono a subire, l’ho messa tra i crediti che dovrò riscuotere, se non prima, il giorno del giudizio universale quando, in compagnia del nutrito drappello di indifesi cittadini-utenti tiranneggiati e vessati in questa vita, passerò in rassegna furbi e impuniti.
In quel giorno, gentile Direttore, ne vedremo delle belle anche perché, non sfugga, il giusto castigo per non dire l’onesta vendetta, sono contemplate anche dalle fedi minori.
Orbene, in attesa di quel giorno, la Wind continua a trasmettermi i bollettini di pagamento per un servizio mai erogato, che continuo ad utilizzare nel modo di cui sopra, e, in ultimo, come in tutte le farse che si rispettino, mi ha inviato una nota di scuse in cui precisa, con un certo altero risentimento, di aver cercato più volte di contattarmi inutilmente e comunque si augura di conservarmi come cliente.
Incidentalmente, a distanza di un anno, tra un Fiorello e un Mike Buongiorno, mi chiede se confermo il contratto stipulato un anno prima.
Ora, mentre come consumatore sono avvezzo a sopportare soprusi e angherie di ogni tipo, la presa per i fondelli, in aggiunta al danno, proprio non riesco a mandarla giù, pertanto, di fronte alla scelta se rispondere con una sequela di parolacce e sconcezze, riferite a larghe frange di familiari e affini, oppure restituire pan per focaccia, ho preferito la seconda possibilità, anche perché più affine alla mia educazione e perché Groucho Marx avrebbe approvato.
Ho trasmesso, dunque, la nota seguente che, spero, trovi la condivisione oltre che di Groucho, anche della schiera di utenti prevaricati che stanno pregustando il giorno del giudizio universale.




Wind Telecomunicazioni Spa
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Centro direzionale isola B5
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Oggetto: Contratto telefonico.

Spett.le Wind, considerato che sono abituato a interloquire con individui non Le dispiacerà se mi rivolgo ad Ella come fosse un essere umano.
La presente, dunque, per informarLa che ho ricevuto la Sua del 08.10.2007, quando ormai disperavo di avere notizie, nonostante le attendessi trepidamente da circa nove mesi. Debbo dire che ne è valsa la pena, posto che ho trovato la lettera una sintesi perfetta di “Tre uomini in barca” e “Le mie prigioni”, cioè complessivamente esilarante e, in alcuni passi, intimamente toccante.
Mi scuso sentitamente se Le ho procurato qualche disagio conseguente al fatto di provare a contattarmi “più volte e in diversi giorni” e mi dolgo infinitamente che “i tentativi non hanno avuto esito positivo”.
Sono certo che Ella abbia tentato con i segnali Morse, con il collaudato piccione viaggiatore e financo con l’emissario a cavallo. In tale ultimo caso, considerato che vivo in Sardegna, certamente le 200 miglia di mare aperto avranno costituito un impedimento di non poco conto. In fondo le due missive che mi sono permesso di trasmetterLe in data 04.04.2007 e 05.05.2007, con raccomandata a/r per mezzo delle Poste Italiane, un’azienda che come Lei stesso ha recentemente scoperto è in grado di mettere in comunicazione due entità ubicate in siti diversi distanti tra loro, certamente sono state utilizzate per costruire origami o spessori da inserire sotto qualche sedia traballante. In fondo non erano importanti nè meritevoli di essere lette, ergo mi scuso ancora se l’insolenza che mi ha spinto a trasmetterle ha preso il sopravvento sulla ragione che avrebbe dovuto distogliermi.
Incidentalmente e con apprensione mi permetto di rammentarLe di avere comunicato anche un recapito telefonico alla voce impaziente di una Sua impiegata con cui ho avuto il privilegio di parlare nel mese di marzo corrente anno, dopo solo una dozzina di tentativi e appena un paio d’ore di attesa. Ecco, forse avrei dovuto precisare che quei numeri non erano una combinazione da giocare al lotto, né le misure dell’infisso da cui ogni mattina mi affaccio per guardare l’orizzonte e neppure la soluzione della congettura di Goldbach, ma la successione di numeri corrispondenti a dei tasti che con la giusta pressione, solitamente dell’indice della mano destra, ovvero sinistra se si è mancini, servono per comporre il così detto “numero telefonico”.
Avrei dovuto precisare, altresì, che una volta eseguita tale procedura utilizzando uno strumento denominato “apparecchio telefonico”, per una sorta di strana alchimia fisica che non posso in questa occasione spiegarLe in modo dettagliato ma che se vorrà, potrò descriverLe minutamente più avanti anche con semplici schizzi e appunti (la invito comunque a consultare la “Treccani” alle voci “Meucci” e “Bell”) c’è la possibilità di comunicare con un analogo apparecchio collocato anche a notevole distanza dal primo.
Ricorrendo a tale pratica non è improbabile che due individui che parlino e capiscano lo stesso idioma riescano a comunicare tra loro. Ma noi due non siamo completamente digiuni di tale esperienza considerato che nel passato lo straordinario evento ci ha accomunato per almeno due volte: la prima quando Ella mi convinse a sottoscrivere la strepitosa offerta che mi avrebbe cambiato la vita e la seconda quando concitatamente La informai che la mia vita stava cambiando sul serio visto che mi era stato sospeso il servizio telefonico.
Ella si premura di farmi sapere che non procederà alla disattivazione del contratto per non procurarmi disservizi e questo La onora non poco oltre che provocarmi un rigurgito di commozione, ma non merito tanto, non fosse per i fastidi e la preoccupazione che Le ho procurato. La prego pertanto di non darsi tanta pena e lasciare le cose come stanno dall’ultima volta che ci siamo sentiti, anche perché nel frattempo mi è stato assegnato un nuovo numero telefonico dall’antipatica Telecom, con la quale, seppure contro voglia, ho stipulato un regolare contratto, successivamente alla revoca di quello concluso a febbraio con la Signoria Vostra.
Ma tutto ciò, come è palese, è accaduto quando i primi cristiani affrontavano le belve nell’arena e se avesse avuto il tempo di leggere la pergamena che Le ho trasmesso allora, probabilmente si sarebbe risparmiato l’ulteriore seccatura di indirizzarmi l’invito rivoltomi con l’ultima nota di ottobre.
Peraltro, assunto che il mio Q.I. si attesta nella media comunitaria e che i miei studi fondamentali non attengono alla disciplina giuridica, ho dovuto faticare non poco per interpretare il senso di tale invito. Alla fine, ho capito che si trattava di battute umoristiche e ho riso di gusto. Non solo io, ma quando l’ho raccontata a un mio amico avvocato, si è talmente scompisciato dal ridere, che ha voluto fotocopia di tutti gli atti per poterli leggere insieme ai colleghi dello studio nel quale lavora e condividere con essi il divertimento. Invece il legale dell’associazione “Altroconsumo” con cui ho dialogato telefonicamente, si è commosso ed è rimasto fortemente impressionato da alcuni passaggi di potente forza espressiva e letteraria. Può essere che dispongano per una pubblicazione.
Ma tutto ciò è stato nient’altro che la conferma, come ho già scritto in apertura, del contenuto esilarante e commovente dei Suoi scritti.
Infine, Ella rivolge a se stesso (o stessa?, mi informi la prego del suo sesso nella prossima attesissima lettera) la speranza che io continui ad essere Suo cliente. Ritengo, per il rapporto che ci lega, che si tratti di una speranza retorica, nel senso che la realizzazione di tale desiderio è insita nel desiderio stesso. Come può, infatti, dubitare che io non intenda più essere Suo cliente? ci mancherebbe altro. Non potrei mai rinunciare a proseguire con Ella l’appagante e coinvolgente corrispondenza che si prospetta e che ci impegnerà, spero, per un lungo tempo.
Anche io colgo l’occasione per porgerLe distinti saluti, ma, se mi posso permettere, in aggiunta vorrei abbracciarLa fraternamente.

Nuoro, Anno di Grazia 2008.

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Messaggio Da Sall Lun 13 Set 2010, 17:06

La risposta della Wind:

"Lei ha tanto tempo da buttare nel cesso." Laughing

Suvvia, scherzo... E com'è andata a finire? Non ti ha più scritto la stronza? O stronzo? Almeno ti ha detto se è maschio o femmina? Laughing
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Messaggio Da Madam Becau Ven 06 Set 2013, 19:11

granchio ha scritto:Questo non è un racconto ma un fatto capitatomi qualche anno fa. Potrei intitolarlo “Infostrada ed io” e lo posto perché sia da aiuto e conforto a tutti gli utenti presi per i fondelli dai gestori di servizi pubblici.
La nota introduttiva è una premessa che ho inviato a un quotidiano per denunciare il fatto, la lettera che segue l’ho inviata agli indirizzi a margine.
Debbo dire che a seguito della lettera la wind-infostrada non mi ha più rotto i coglioni.
Che il cielo ci protegga da questa gente.



Spett.le direttore,
Circa un anno fa, ammaliato dal canto della sirena Infostrada (Wind) stipulai con essa un contratto di telefonia fissa su presupposti di convenienza che avrebbero convinto anche il più diffidente degli utenti. Mi informai, tra le altre cose, circa la continuità del servizio, dando per scontato che non si sarebbe verificata alcuna disfunzione, quale ad es., l’interruzione della linea da parte della Telecom.
La gentile telefonista che mi propose l’affare, giurò e spergiurò che mai e poi mai avrei patito alcun disagio e che, sulla testa della propria madre, sarebbe stato un passaggio indolore, anzi da brindisi con champagne e caviale.  
Più avanti ho avuto la certezza che quella donna é orfana.
Una volta sottoscritto il nuovo contratto, forse non avevo neppure finito di dire si, mi fu disattivata la linea telefonica (successivamente mi sono figurato un operaio della Telecom che intercettando la telefonata con forbice in una mano e cavo telefonico nell’altra, aspettava impaziente di sentire l’assenso prima del taglio).
Da quel momento e per i 4 mesi successivi, Infostrada per me è stata un’entità irraggiungibile, una visione onirica, un incubo telefonico. Nonostante i continui solleciti ripetuti a cadenze settimanali non ho mai, dico mai, avuto risposte coerenti, ma solo comunicazioni schizofreniche di offerte speciali, promozioni primaverili e campagne estive di straordinaria convenienza, a scelta con Fiorello, Mike Buongiorno o tutt’e due insieme.
Dell’allaccio telefonico niente di niente.
Ricordo che nel periodo di Pasqua, durante uno dei tentativi che ormai effettuavo meccanicamente in uno stato di trance, forse per mediazione divina, riuscii a comunicare con una dipendente dell’azienda alla quale rivolsi una supplica come un cattolico farebbe con la madonna di Fatima, nella convinzione che a Pasqua si è tutti più buoni e disponibili. Mi affidai a quella voce gentile e affabile affinché si prodigasse a risolvere il mio problema. In un successivo momento di maggior lucidità mi ricordai che è il Natale a renderci più buoni, invero a Pasqua si sacrifica l’agnello; infatti, quando a conclusione della conversazione la sentii bisbigliare “che il cielo l’aiuti”, pensai che non mi rimaneva altro che la Cabala e i riti Vodoo.
In compenso mi arrivavano e ancora mi arrivano con  puntualità svizzera, i bollettini di pagamento.
Per questioni di decenza non racconto dell’utilizzo che ne faccio.
Alla fine, preso per stanchezza e vicino all’esaurimento nervoso, con propensioni stragiste (la notte sognavo un gigantesco apparecchio telefonico con il quale, novello Sansone, demolivo le sedi Wind sparse per il globo) mi decisi a revocare per inadempienza contrattuale il patto con Infostrada e a ripristinare quello con la Telecom.
La prima telefonata dopo il riallaccio fu davvero emozionante e commovente, come  un amore ritrovato.
Rientrato nella normalità, dunque, e accettata l’esperienza come un fardello che da consumato consumatore quotidianamente sopporto, insieme a tutte le altre scorrerie, angherie e nefandezze che bande sempre meglio organizzate mi costringono a subire, l’ho messa tra i crediti che dovrò riscuotere, se non prima, il giorno del giudizio universale quando, in compagnia del nutrito drappello di indifesi cittadini-utenti tiranneggiati e vessati in questa vita, passerò in rassegna furbi e impuniti.
In quel giorno, gentile Direttore, ne vedremo delle belle anche perché, non sfugga, il giusto castigo per non dire l’onesta vendetta, sono contemplate anche dalle fedi minori.
Orbene, in attesa di quel giorno, la Wind continua a trasmettermi i bollettini di pagamento per un servizio mai erogato, che continuo ad utilizzare nel modo di cui sopra, e, in ultimo, come in tutte le farse che si rispettino, mi ha inviato una nota di scuse in cui precisa, con un certo altero risentimento, di aver cercato più volte di contattarmi inutilmente e comunque si augura di conservarmi come cliente.
Incidentalmente, a distanza di un anno, tra un Fiorello e un Mike Buongiorno, mi chiede se confermo il contratto stipulato un anno prima.
Ora, mentre come consumatore sono avvezzo a sopportare soprusi e angherie di ogni tipo, la presa per i fondelli, in aggiunta al danno, proprio non riesco a  mandarla giù, pertanto, di fronte alla scelta se rispondere con una sequela di parolacce e sconcezze, riferite a larghe frange di familiari e affini, oppure restituire pan per focaccia, ho preferito la seconda possibilità, anche perché più affine alla mia educazione e perché Groucho Marx avrebbe approvato.
Ho trasmesso, dunque, la nota seguente che, spero, trovi la condivisione oltre che di Groucho, anche della schiera di utenti prevaricati che stanno pregustando il giorno del giudizio universale.




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Oggetto:   Contratto telefonico.

Spett.le Wind, considerato che sono abituato a interloquire con individui non Le dispiacerà se mi rivolgo ad Ella come fosse un essere umano.
La presente, dunque, per informarLa che ho ricevuto la Sua del 08.10.2007, quando ormai disperavo di avere notizie, nonostante le attendessi trepidamente da circa nove mesi. Debbo dire che ne è valsa la pena, posto che ho trovato la lettera una sintesi perfetta di “Tre uomini in barca” e “Le mie prigioni”, cioè complessivamente esilarante e, in alcuni passi, intimamente toccante.
Mi scuso sentitamente se Le ho procurato qualche disagio conseguente al fatto di provare a contattarmi “più volte e in diversi giorni” e mi dolgo infinitamente che “i tentativi non hanno avuto esito positivo”.
Sono certo che Ella abbia tentato con i segnali Morse, con il collaudato piccione viaggiatore e financo con l’emissario a cavallo. In tale ultimo caso, considerato che vivo in Sardegna, certamente le 200 miglia di mare aperto avranno costituito un impedimento di non poco conto. In fondo le due missive che mi sono permesso di trasmetterLe in data 04.04.2007 e 05.05.2007, con raccomandata a/r per mezzo delle Poste Italiane, un’azienda che come Lei stesso ha recentemente scoperto è in grado di mettere in comunicazione due entità ubicate in siti diversi distanti tra loro, certamente sono state utilizzate per costruire origami o spessori da inserire sotto qualche sedia traballante. In fondo non erano importanti nè meritevoli di essere lette, ergo mi scuso ancora se l’insolenza che mi ha spinto a trasmetterle ha preso il sopravvento sulla ragione che avrebbe dovuto distogliermi.
Incidentalmente e con apprensione mi permetto di rammentarLe di avere comunicato anche un recapito telefonico alla voce impaziente di una Sua impiegata con cui ho avuto il privilegio di parlare nel mese di marzo corrente anno, dopo solo una dozzina di tentativi e appena un paio d’ore di attesa. Ecco, forse avrei dovuto precisare che quei numeri non erano una combinazione da giocare al lotto, né le misure dell’infisso da cui ogni mattina mi affaccio per guardare l’orizzonte e neppure la soluzione della congettura di Goldbach, ma la successione di numeri corrispondenti a dei tasti che con la giusta pressione, solitamente dell’indice della mano destra, ovvero sinistra se si è mancini, servono per comporre il così detto “numero telefonico”.
Avrei dovuto precisare, altresì, che una volta eseguita tale procedura utilizzando uno strumento denominato “apparecchio telefonico”, per una sorta di strana alchimia fisica che non posso in questa occasione spiegarLe in modo dettagliato ma che se vorrà, potrò descriverLe minutamente più avanti anche con semplici schizzi e appunti (la invito comunque a consultare la “Treccani” alle voci “Meucci” e “Bell”) c’è la possibilità di comunicare con un analogo apparecchio collocato anche a notevole distanza dal primo.
Ricorrendo a tale pratica non è improbabile che due individui  che parlino e capiscano lo stesso idioma riescano a comunicare tra loro. Ma noi due non siamo completamente digiuni di tale esperienza considerato che nel passato lo straordinario evento ci ha accomunato per almeno due volte: la prima quando Ella mi convinse a sottoscrivere la strepitosa offerta che mi avrebbe cambiato la  vita e la seconda quando concitatamente La informai che la mia vita stava cambiando sul serio visto che mi era stato sospeso il servizio telefonico.
Ella si premura di farmi sapere che non procederà alla disattivazione del contratto per non procurarmi disservizi e questo La onora non poco oltre che provocarmi un rigurgito di commozione, ma non merito tanto, non fosse per i fastidi e la preoccupazione che Le ho procurato. La prego pertanto di non darsi tanta pena e lasciare le cose come stanno dall’ultima volta che ci siamo sentiti, anche perché nel frattempo mi è stato assegnato un nuovo numero telefonico dall’antipatica Telecom, con la quale, seppure contro voglia, ho stipulato un regolare contratto, successivamente alla revoca di quello concluso a febbraio con la Signoria Vostra.
Ma tutto ciò, come è palese, è accaduto quando i primi cristiani affrontavano le belve nell’arena e se avesse avuto il tempo di leggere la pergamena che Le ho trasmesso allora, probabilmente si sarebbe risparmiato l’ulteriore seccatura di indirizzarmi l’invito rivoltomi con l’ultima  nota di ottobre.
Peraltro, assunto che il mio Q.I. si attesta nella media comunitaria e che i miei studi fondamentali non attengono alla disciplina giuridica, ho dovuto faticare non poco per interpretare il senso di tale invito. Alla fine, ho capito che si trattava di battute umoristiche e ho riso di gusto. Non solo io, ma quando l’ho raccontata a un mio amico avvocato, si è talmente scompisciato dal ridere, che ha voluto fotocopia di tutti gli atti per poterli leggere insieme ai colleghi dello studio nel quale lavora e condividere con essi il divertimento. Invece il legale dell’associazione “Altroconsumo” con cui ho dialogato telefonicamente, si è commosso ed è rimasto fortemente impressionato da alcuni passaggi di potente forza espressiva e letteraria. Può essere che dispongano per una pubblicazione.
Ma tutto ciò è stato nient’altro che la conferma, come ho già scritto in apertura, del contenuto esilarante e commovente dei Suoi scritti.    
Infine, Ella rivolge a se stesso (o stessa?, mi informi la prego del suo sesso nella prossima attesissima lettera) la speranza che io continui ad essere Suo cliente. Ritengo, per il rapporto che ci lega, che si tratti di una speranza retorica, nel senso che la realizzazione di tale desiderio è insita nel desiderio stesso. Come può, infatti, dubitare che io non intenda più essere Suo cliente? ci mancherebbe altro. Non potrei mai rinunciare a proseguire con Ella l’appagante e coinvolgente corrispondenza che si prospetta e che ci impegnerà, spero, per un lungo tempo.
Anche io colgo l’occasione per porgerLe distinti saluti, ma, se mi posso permettere, in aggiunta vorrei abbracciarLa fraternamente.

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                                                                                  Mario ……..
Di questi disservizi ne ho subiti a iosa. Sono stati tutti tempestivamnte risolti in quanto le lettere le inviava mia figlia con la sua intetazione di avvocato. Puoi scrivere migliaia di lettere ma nessuno ti prenderà in considerazione se non sei rappresentata da un legale. Ti abbraccio

Madam Becau
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Messaggio Da Capitan Sbudella Sab 07 Set 2013, 13:39

granchio, se mai dovesse capitarmi qualcosa del genere le lettere di protesta me le faccio scrivere da te. Very Happy  toro seduto 
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Messaggio Da caspiterina Sab 07 Set 2013, 14:22

Mi dispiace che la Madonna di Fatima non sia stata di grande aiuto.
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Messaggio Da Il Sognatore Pazzo Dom 08 Set 2013, 01:23

Trovo la cosa terrificante, eppure il modo in cui la racconti mi fa sorridere. E' bello vedere che qualcuno riesce a fare dell'ironia nonostante simili tragedie vissute sulla propria pelle.
A me è successa la stessa cosa con Teletù. Un'offerta "vantaggiosissima", da cogliere al volo! Peccato che si dimenticarono di precisare che avrei pagato bollette "supereconomiche" senza però poter usufruire della linea telefonica e di internet.
In pratica, un contratto per l'acquisto di aria fritta (ma pur sempre risparmiando un bel po' di grana, eh!)
Uscirne non si rivelò facile. Neanche ricorrere a un legale portò i suoi frutti. Alla fine tramite un amico di un amico di un amico (e qualche altro amico di amico) di un direttore dell'azienda Telecom, riuscii a ripristinare il precedente contratto, ma fui comunque costretto a cambiare numero. Un male accettabile, vista la situazione.
Se penso che ci sono decine di miei compaesani che da 10 anni pagano bollette Teletù ancora aspettando che gli venga attivata la linea telefonica...
Vi chiedo una preghiera per quei poveri martiri.
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