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Stelle cadenti - Sezione "Memorie di una sbornia"

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Messaggio Da AndrewLaeddis Lun 26 Giu 2017, 23:31

Dicono che la merda piove a secchiate quando la fortuna decide di rivolgere il suo sguardo altrove. Come dire non c’è due senza tre. E una bottiglia di torcibudella può rivelarsi un subdolo amico in simili casi, specie per uno che è nato sotto una cattiva stella.
Ron e i suoi due cari amici nonché fratelli, Joe e Fanny, si stavano abbandonando al flusso dell’alcool che presto li avrebbero portati in alto mare se non avessero frenato un pochino, cosa che non avevano intenzione di fare, neanche se li avessero buttati fuori a calci. Il pub era di loro padre e quella sera era meno affollato del solito. Forse perché era il giorno libero della band, che suonava tre sere alla settimana, o perché era un nevoso martedì di novembre, o magari perché la loro squadra del cuore si era rivelata un bel branco di mozzarelle.
La musica comunque non mancava, alla radio Lera Lynn cantava dell’unica cosa per cui valesse la pena lottare e le note della chitarra parevano lacrime di rimpianto.
- C’è una cosa che devo dirvi, - se ne uscì Ron dopo un lungo silenzio. - Ma prima ordiniamo un altro giro. - Mostrò al barista il suo bicchiere vuoto e gli fece cenno di rimediare.
Tintinnio di vetri, rum che colava giù per il gargarozzo come nettare.
- Tania vuole abortire, - disse.
Fanny che sedeva alla sua sinistra girò la testa e lo guardò accigliata. Joe non si mosse, guardava davanti a sé, con uno sguardo appannato. In fatto di bevute era quello più debole della famiglia.
- Abbiamo litigato, - proseguì Ron attirando l’attenzione del barista, e stavolta gli chiese di lasciare la bottiglia. Doug si azzardò a suggerirgli che forse avrebbero dovuto rallentare un po’, ma chiuse la bocca appena Ron lo fulminò con un’occhiata sinistra. - Le ho detto che era la sua paura a parlare e lei mi ha risposto che la paura non c’entrava niente. Allora le ho detto che era un’irresponsabile e lei mi ha urlato senti chi cazzo parla di responsabilità, idiota di un ubriacone, e allora le ho mollato un pugno nello stomaco perché non volevo rovinarle la faccia. - I suoi occhi vagarono timorosi sul volto di Fanny come a voler predire la sua reazione. Non era il tipo da tenersi tutto dentro, ma doveva mostrarsi cauto quando parlava di violenza domestica a sua sorella, soprattutto se si stava parlando di violenza sulle donne. La solidarietà femminile non era qualcosa da prendere sottogamba e Fanny, nonostante fosse comprensiva nel giudicare gli altri, sapeva essere pericolosa.
Lei si versò da bere e torse la bocca in una smorfia contrariata.
- Cosa, - sbottò Ron. - Che cazzo avrei dovuto fare, eh? Le ho parlato. È il mio bambino, non può semplicemente buttarlo giù per il cesso.
Alcuni clienti alzarono la testa e subito la riabbassarono.
- Non alzare la voce con me, - lo aggredì a sua volta Fanny. - Un figlio? È davvero questo di cui hai bisogno adesso?
- Perché, secondo te non sarei in grado di prendermi cura di lui?
Fanny scrollò la testa e come risposta le fu sufficiente rivolgergli uno sguardo significativo.
Ron fece per girarsi verso Joe, come a voler chiedere il suo sostegno, ma poi sulla porta del bar comparve il loro padre. Fanny volse la testa e dalla collera il suo viso ventisettenne passò alla preoccupazione. - Papà, cos’hai?
Arthur si tolse il cappello. - Sono stato all’ospedale. Vostra madre se n’è andata.
Il primo a reagire fu Joe, che balzò dalla sedia e si precipitò in bagno, e ciò che gli altri non videro era che prima vomitò, poi si lasciò cadere sul pavimento. Appoggiò un gomito sull’orlo del water, si coprì la fronte con una mano e scoppiò a piangere mormorando ripetutamente “mamma”.
Fanny abbassò gli occhi, guardando nel vuoto. Ron rovesciò la testa all’indietro e bevve direttamente dalla bottiglia. Non sapeva se brindare a sua madre e alla miglior vita che le si prospettava o al suo bambino a cui probabilmente sarebbe toccata la stessa sorte.
Se suo padre aveva pianto, l’aveva fatto prima di arrivare al pub, perché la sua voce risuonò dura quando disse: - Posala.
- Papà, - fece sua figlia con la voce tremula, supplichevole.
- Zitta, Fanny. Mi ha chiamato Tania e mi ha raccontato tutto.
Ron abbassò la bottiglia ma non la posò. - Ah, vuoi parlare di questo? Sul serio?
- E mi ha raccontato anche che hai perso il lavoro. Di nuovo.
Il suo primogenito si passò la lingua sulla labbra, presagendo qualcosa di inevitabile.
- Stupido ubriacone, - sibilò il padre.
Ron serrò la mascelle e appoggiò di scatto la bottiglia sul bancone. Il barista aveva spento la musica e il tonfo secco del vetro lo sentirono tutti.
- Secondo te da chi cazzo ho preso, eh? - gridò scagliandosi nella sua direzione. - Da chi cazzo ho preso? - E appena gli si parò davanti, il padre lo centrò con un pugno in pieno viso. Cadde di schiena e quando fu per terra il vecchio gli piantò la punta dello stivale nell’anca e allora Fanny scattò dallo sgabello. - Papà, basta.
- Tu non t’immischiare. Dovresti essere all’ospedale, non a sbronzarti qui come una perdente.
Fanny lo fissò offesa, con occhi imploranti, come se avesse ricevuto uno schiaffo.
Ron si tamponava il naso guardando il padre con occhi gonfi di lacrime in cui si mescolavano odio e impotenza. - Perché non ti fai una bevuta, papà? - La voce gli si spezzò, ma non distolse lo sguardo.
Fanny fece da scudo al fratello temendo che l’avrebbe colpito ancora, invece il padre deglutì, abbassando lo sguardo sul cappello che stava cincischiando. Tirò un sospiro tremante che pareva giungere dall’angolo più recondito della sua anima. Alzò la testa e guardò il soffitto, sbattendo le palpebre. Gli s’inumidirono gli occhi e prima che le lacrime cominciassero a rigargli il volto disse: - Non è niente, tesoro. Non è niente. - Si voltò per andarsene e aggiunse: - Restate qui. Va bene? Qui è dove lei vorrebbe vedervi, insieme. - Dopodiché uscì nel vento di un bianco e ruggente autunno che si portava dentro gli inconfessabili segreti di ognuno di noi.
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Messaggio Da Francesca Facoetti Gio 29 Giu 2017, 12:31

"Il flusso dell'alcol li avrebbe portati", non avrebbero. Racconto troppo maschile e rude per i miei gusti di fanciulla, un po' troppo forte, da pistoleri. Bella l'ultima frase

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Messaggio Da Macleo Dom 02 Lug 2017, 15:39

Un refuso da correggere:
“flusso dell’alcool che presto li avrebbero portati”
Un gran bel racconto, potente nella sua brevità. I caratteri dei personaggi, pur essendo appena accennati, con un minimo di fantasia e sensibilità risultano chiari nella mente del lettore. Nessuno, evidentemente, può vantarsi di com’è e tutti riversano sugli altri l’astio e l’inadeguatezza che dovrebbero invece provare per se stessi. Molto bello anche il finale che non lascia alcuna speranza, ma di sicuro era proprio questo che volevi ottenere.
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Messaggio Da Erikakicca Gio 06 Lug 2017, 16:48

Bel racconto anche se il punto in cui muore la madre è passato in velocità, molto meglio lo scambio sull'aborto e quello successivo con il pugno del padre.

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