Racconto Polittico da Bar Italia Sez. Memorie di una sbornia
+3
irene caliendo
Camillo Naccari
stringalove
7 partecipanti
Pagina 1 di 1
Racconto Polittico da Bar Italia Sez. Memorie di una sbornia
Polittico da bar Italia
La luce pennella i miei grigi ma non mi riscaldo di impennate cromatiche e di variopinte evasioni.
Un coriandolo di mondo scivola nella cilindrica variabilità di un caleidoscopio.
Creo visivamente frattali di gente, che si accostano, combaciano e poi divergono come una metafora prima di amore e poi di polemica, quasi quasi poi schizzando via come un'esplosione di vetri.
Ed è guerra: bombe ricamate di pizzo deflagrano tra mani appassionate infervorate da maquillage storpiato dallo spasimo.
Stropiccio carta patinata, appallottolata poi la getto per terra.
Il calore ed il colore ascoltano il chiasso di un pianeta antropomorfo, amplificano i silenzi, decodificando i mugugni, i proibiti desideri, le impurità non rivelate, ed i bagliori nascosti di pietre preziose e di sputi che decorano sprezzanti cornici animate.
Uomini, tanti uomini, dentro una metafora, stretti troppo stretti, compressi in un concetto come glutei inarcati dentro un tubino, colmano lacune di talento con eccelse fogge di moda adornate di scampoli di nobiltà comprata, nelle favelle serali impacciate e vinose, nelle mattine vellutate che si impastano di caffè e sublimi propositi, tra sudori insipidi ed inchini sussiegosi verso idoli burocratici generati non creati.
Preghiere sfuggono come serpenti di rubino e cachemire, come mistiche visioni decorate di arabeschi e di incensi commerciali, durano nel loro intenso ardere il tempo di un'estemporanea deificazione di quello che passa davanti agli occhi, filtrato dal vetro illanguidito dalle isole di ghiaccio di un drink appena trangugiato.
L'ubriachezza agita come una bottiglia semivuota il caleidoscopio, la polvere la sospende nel bilico vacillante tra narici e petto, tra gomiti assiepati che calpestano il bancone.
Nel mare angusto gli uomini nuotano dentro la loro stessa poltiglia, come vascelli di giunco dentro un bicchiere, sognando Atlantide nell'appannarsi del vetro ad ogni avido sorso.
I sensi si accendono dietro maliziosi strati trasparenti, punti da spigolosi capezzoli e gocciolanti esortazioni al piacere puro, alla carne trafitta da spade spuntate e flaccide dopo tensioni belliche estenuanti su soffici alcove.
Mi appaiono suadenti le parole miagolate, le labbra morse, i seni lucidati come pomi di cera, i sorrisi tracciati con il compasso lasciando sospeso il senso carnivoro e le sue bave, filanti e collose che seguono il fiato caldo nell'addentare umanità e corpi passivi beati.
Non palpo noia, quella stessa che indosso qua, né intonaci scrostati, né pensierosa solitudine: vedo rotondità adornata di porpora e chincaglieria, apprezzo i sentori di un profumo economico sporcato dal cognac e dal tabacco fumato senza filtri.
Il vento spazza via la cenere.
Il colore non si spegne, il grigio è solo qua dietro i miei occhi, dietro la mia nuca, attorno al prigioniero del suo vizio liquido.
Beatitudine vestita di rosso, appassionata in una stanza promiscua, tra liquidi stagnanti di un piacere passato ed i sibili tentatori emessi da bocche che sfiorano ingenuamente dita e golosità genitali.
Il politico urla, versa il fango di lettere nel truogolo scavato nel centro città, riempie sguardi bassi trasformandoli in grugni annuenti nell'eco rarefatta e prezzolata di ogni applauso, poi divaga sui timpani distratti da melodie facili e quotidianità irrisolte dall'enfasi vile di un'ovazione.
Rete invoca la folla, rete reclama la corolla blasfema di uno stadio: la rete si gonfia di zolle a mezz'aria, cuoio turgido sferzato da arti tatuati da tribalismo pagano tra vapori di sudore e concime.
Il liquore scende nella gola, travolge un pasto non digerito che annaspa tra sensi di colpa ed ansioso gonfiore nel suo limbo gastrico.
Il serpente striscia su un altro serpente che striscia su di un altro ancora concentricamente, e tutto quello che vi è dentro soffoca senza morire, perde i sensi dopo averli ingrossati con tutto sé stesso.
Una croce si riempie di fiori e diluisce i suoi simboli, tra piogge dorate e saliva, tra tuoni perversi e romantici fruscii di banconote accarezzate e pizzicate da dita celeri.
La mia parola resta fuori dall'oculare, intrappolata nella mia bocca come un fallo esangue, aperta il tempo del solito abulico respiro tra gocce di sambuca.
Esco dai quadri del bar, foderato di rumorismo persistente, non occorre una tavolozza per dipingere un letto di silenzio bianco.
La luce pennella i miei grigi ma non mi riscaldo di impennate cromatiche e di variopinte evasioni.
Un coriandolo di mondo scivola nella cilindrica variabilità di un caleidoscopio.
Creo visivamente frattali di gente, che si accostano, combaciano e poi divergono come una metafora prima di amore e poi di polemica, quasi quasi poi schizzando via come un'esplosione di vetri.
Ed è guerra: bombe ricamate di pizzo deflagrano tra mani appassionate infervorate da maquillage storpiato dallo spasimo.
Stropiccio carta patinata, appallottolata poi la getto per terra.
Il calore ed il colore ascoltano il chiasso di un pianeta antropomorfo, amplificano i silenzi, decodificando i mugugni, i proibiti desideri, le impurità non rivelate, ed i bagliori nascosti di pietre preziose e di sputi che decorano sprezzanti cornici animate.
Uomini, tanti uomini, dentro una metafora, stretti troppo stretti, compressi in un concetto come glutei inarcati dentro un tubino, colmano lacune di talento con eccelse fogge di moda adornate di scampoli di nobiltà comprata, nelle favelle serali impacciate e vinose, nelle mattine vellutate che si impastano di caffè e sublimi propositi, tra sudori insipidi ed inchini sussiegosi verso idoli burocratici generati non creati.
Preghiere sfuggono come serpenti di rubino e cachemire, come mistiche visioni decorate di arabeschi e di incensi commerciali, durano nel loro intenso ardere il tempo di un'estemporanea deificazione di quello che passa davanti agli occhi, filtrato dal vetro illanguidito dalle isole di ghiaccio di un drink appena trangugiato.
L'ubriachezza agita come una bottiglia semivuota il caleidoscopio, la polvere la sospende nel bilico vacillante tra narici e petto, tra gomiti assiepati che calpestano il bancone.
Nel mare angusto gli uomini nuotano dentro la loro stessa poltiglia, come vascelli di giunco dentro un bicchiere, sognando Atlantide nell'appannarsi del vetro ad ogni avido sorso.
I sensi si accendono dietro maliziosi strati trasparenti, punti da spigolosi capezzoli e gocciolanti esortazioni al piacere puro, alla carne trafitta da spade spuntate e flaccide dopo tensioni belliche estenuanti su soffici alcove.
Mi appaiono suadenti le parole miagolate, le labbra morse, i seni lucidati come pomi di cera, i sorrisi tracciati con il compasso lasciando sospeso il senso carnivoro e le sue bave, filanti e collose che seguono il fiato caldo nell'addentare umanità e corpi passivi beati.
Non palpo noia, quella stessa che indosso qua, né intonaci scrostati, né pensierosa solitudine: vedo rotondità adornata di porpora e chincaglieria, apprezzo i sentori di un profumo economico sporcato dal cognac e dal tabacco fumato senza filtri.
Il vento spazza via la cenere.
Il colore non si spegne, il grigio è solo qua dietro i miei occhi, dietro la mia nuca, attorno al prigioniero del suo vizio liquido.
Beatitudine vestita di rosso, appassionata in una stanza promiscua, tra liquidi stagnanti di un piacere passato ed i sibili tentatori emessi da bocche che sfiorano ingenuamente dita e golosità genitali.
Il politico urla, versa il fango di lettere nel truogolo scavato nel centro città, riempie sguardi bassi trasformandoli in grugni annuenti nell'eco rarefatta e prezzolata di ogni applauso, poi divaga sui timpani distratti da melodie facili e quotidianità irrisolte dall'enfasi vile di un'ovazione.
Rete invoca la folla, rete reclama la corolla blasfema di uno stadio: la rete si gonfia di zolle a mezz'aria, cuoio turgido sferzato da arti tatuati da tribalismo pagano tra vapori di sudore e concime.
Il liquore scende nella gola, travolge un pasto non digerito che annaspa tra sensi di colpa ed ansioso gonfiore nel suo limbo gastrico.
Il serpente striscia su un altro serpente che striscia su di un altro ancora concentricamente, e tutto quello che vi è dentro soffoca senza morire, perde i sensi dopo averli ingrossati con tutto sé stesso.
Una croce si riempie di fiori e diluisce i suoi simboli, tra piogge dorate e saliva, tra tuoni perversi e romantici fruscii di banconote accarezzate e pizzicate da dita celeri.
La mia parola resta fuori dall'oculare, intrappolata nella mia bocca come un fallo esangue, aperta il tempo del solito abulico respiro tra gocce di sambuca.
Esco dai quadri del bar, foderato di rumorismo persistente, non occorre una tavolozza per dipingere un letto di silenzio bianco.
stringalove- Inchiostro Bianco
- Messaggi : 3
Re: Racconto Polittico da Bar Italia Sez. Memorie di una sbornia
L'uso dela prima persona è una grande risorsa per veicolare in modo diretto una dimensione personale, onirica o di uno stato di ebbrezza emotiva. Questo però, se da un lato è un grande vantaggio espressivo dall'altro limita il necessario distacco che l'autore può avere attraverso l'uso della terza persona. Nello specifico, è ben riuscito l'effetto di trascinare il lettore dentro "una sbornia", ma questo effetto sovrasta il messaggio, la narrazione logica ne soffre ed il lettore medio potrebbe non capire il senso del racconto. E' senza dubbio un polittico, che collega vari stadi d'incoscienza, ma secondo il mio modesto parere andavano collegati ad un perchè finale, la rappresentazione pura di un effetto potrebbe non soddisfare il lettore.
Camillo Naccari- Inchiostro Bianco
- Messaggi : 21
Re: Racconto Polittico da Bar Italia Sez. Memorie di una sbornia
Buona l 'idea di descrivere la sbornia dal dentro ma manca la struttura letteraria di un racconto. concordo col commento precedente circa il collegamento mancato.
irene caliendo- Inchiostro Bianco
- Messaggi : 4
Re: Racconto Polittico da Bar Italia Sez. Memorie di una sbornia
Sono d'accordo con irene, buona l'idea di descrivere la sbornia dal di dentro, ma l'ho trovato un po' noioso come racconto; è un racconto? o una memoria personale? io mi aspettavo di fare delle grasse risate sulla memoria della sbornia invece boh, forse mi sono persa nei capezzoli... la sbornia non l'ho vista mica tanto, se non in piccoli minuscoli riferimenti e in niente altro che lenzuola bianche (da morto?)
non prendertela ma se devo commentare ... poi non mi è chiaro, chi partecipa a una sezione (io Francesca Facoetti parteciperò) deve commentare entrambe le sez. o solo la sua?
non prendertela ma se devo commentare ... poi non mi è chiaro, chi partecipa a una sezione (io Francesca Facoetti parteciperò) deve commentare entrambe le sez. o solo la sua?
Francesca Facoetti- Inchiostro Bianco
- Messaggi : 28
Re: Racconto Polittico da Bar Italia Sez. Memorie di una sbornia
ho controllato il bando, e tutti i generi letterari sono ammessi, per cui anche la tua sorta di sfogo personale che, comunque, non incontra i miei gusti
Francesca Facoetti- Inchiostro Bianco
- Messaggi : 28
Commento
Se l’avessi letto senza sapere quale era la traccia, non sarei mai riuscito a indovinarla. È vero che c’è qualche accenno all’alcol, ma è anche vero che c’è qualche accenno a qualsiasi cosa. Sinceramente, sono perplesso. Ogni frase mi sembra staccata da quella prima e da quella dopo, come pure ogni frase potrebbe essere geniale, raffazzonata o frutto proprio di una grande bevuta. Quindi non sento poco in grado di commentare, né tanto meno giudicare. Di fronte a questo racconto, sempre che sia un racconto, mi sento inadeguato e privo di strumenti validi. Da una parte potrei sentirmi attirato e quasi affascinato, dall’altra il mio radicato senso logico e sistemico si ribella alla lettura e le parole scorrono sul video senza catturare la mia attenzione, né tanto meno la mia comprensione. Mi arrendo.
Macleo- Inchiostro Bianco
- Messaggi : 35
Età : 75
Località : Bormio
Re: Racconto Polittico da Bar Italia Sez. Memorie di una sbornia
Beh, non so è di sbornie che si parla qui, ma il racconto - ammesso che possa definirsi tale - mi è piaciuto per il lessico ricco e per il caos di questo mondo, l'enigma dentro un enigma adagiato sul fondo di un liquido torbido in una bottiglia incrostata di macchie umane, che in questo caso si cela dietro belle paroli e frasi a mio parere costruite con sapienza. Ti consiglierei di togliere le d eufoniche, sono davvero orribili.
AndrewLaeddis- Inchiostro Giallo
- Messaggi : 472
Re: Racconto Polittico da Bar Italia Sez. Memorie di una sbornia
Sarebbe bellissimo come pezzo all'interno di un racconto più lungo, così sembra una riflessione fibe se stessa. Ottima scrittura.
Argomenti simili
» La sbornia racconta - Sezione 1: Memorie di una sbornia
» LA MIA SBORNIA sez. letteraria “Memorie di una sbornia”
» Una notte vuota - Sez. Memorie di una sbornia
» Stelle cadenti - Sezione "Memorie di una sbornia"
» CUORI PICCHE FIORI E DENARI
» LA MIA SBORNIA sez. letteraria “Memorie di una sbornia”
» Una notte vuota - Sez. Memorie di una sbornia
» Stelle cadenti - Sezione "Memorie di una sbornia"
» CUORI PICCHE FIORI E DENARI
Pagina 1 di 1
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
|
|
Mer 13 Mar 2024, 11:32 Da tiziana
» concorso internazionale poesia e narrativa UN MONTE DI POESIA
Lun 04 Mar 2024, 17:18 Da tiziana
» Premio di Poesia, Narrativa, Teatro e Pittura "Luce dell'Arte" 6^ Edizione
Ven 19 Gen 2024, 19:37 Da carmy77
» concorso letterario internazionale UN MONTE DI POESIA XVI edizione
Mar 15 Feb 2022, 18:26 Da tizianaAbbadia
» IV^ Edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia "Il buon riso fa buon sangue". Scadenza bando 20/07/2022
Mer 03 Nov 2021, 19:59 Da carmy77
» UN PONTE TRA NOI - RECENSIONE DI ARMANDO MASCHINI
Dom 21 Mar 2021, 20:52 Da Artemisia
» UN PONTE TRA NOI - RECENSIONE DI GIULIANA PARAGLIOLA
Gio 11 Mar 2021, 18:53 Da Artemisia