Per farsi due risate
+9
Video
melaverde
Crisoprasio
Artemisia
Momo
Sabanèl
Aspide
Ratsy
nick mano fredda
13 partecipanti
:: Svago :: Caffè Letterario
Pagina 2 di 2
Pagina 2 di 2 • 1, 2
Re: Per farsi due risate
nick mano fredda ha scritto:
mi pare che l'abbia detto Bukowski: in democrazia e in dittatura le società si organizzano allo stesso modo, l'unica differenza è che in democrazia prima ti fanno votare
A volte neanche...
Ratsy- Admin
- Messaggi : 4292
Località : Nel ventre della balena
Re: Per farsi due risate
Massimo Bagnato - Semo gente de Foligno
Si tu me vedi sull'uscio de la porta mentre faccio l'uncinetto o preparo un panino cor salame pe' mi fio oppure che scenno giù in cantina a prenne la bicicletta porto su pure la caciotta la ripongo su lo tavolo me metto a rassetta' casa
Si tu me vedi mentre sargo su 'n terazza a vede se li panni sono asciuttati riscenno ha piovuto 'n'ora prima so' ancora umidi secondo te co' 'sta faccia così semblice e umile e servizievole de dove potemo da esse?
Semo gente de Fuligno
semo fatti cucì
semo gente tando bona
semo fatti cucì
non ce poi da' addosso
no avemo fatto mai der male a nisciuno
Si tu me vedi ringagnato e ringobbito perché m'hanno portato in matrimonio a Spoleto io non ce volevo veni' chiedo 'n passaggio a 'n paesano de Fuligno me lo danno me buttano in maghina me catapurtano me mettono in maghina cucì
Si tu me vedi che risargo su 'n terazza ariscenno giù in cantina mi moje me dice che so' arivati i parenti da fori io no li conosco me dice so' de secondo grado me dice va' 'n paese a prenne la mozzarella sto sul letto stracco nun c'ho voja de scenne ariva 'na maghina me chiede indicazioni pe' Terni nun c'ho voja da risponne je dico va dritto pe' cucì
Semo gente de Fuligno
semo fatti cucì
semo gente tando bona
semo fatti cucì
non ce poi da' addosso
non ce la potete ave' co' noi
Si tu me vedi sull'uscio de la porta mentre faccio l'uncinetto o preparo un panino cor salame pe' mi fio oppure che scenno giù in cantina a prenne la bicicletta porto su pure la caciotta la ripongo su lo tavolo me metto a rassetta' casa
Si tu me vedi mentre sargo su 'n terazza a vede se li panni sono asciuttati riscenno ha piovuto 'n'ora prima so' ancora umidi secondo te co' 'sta faccia così semblice e umile e servizievole de dove potemo da esse?
Semo gente de Fuligno
semo fatti cucì
semo gente tando bona
semo fatti cucì
non ce poi da' addosso
no avemo fatto mai der male a nisciuno
Si tu me vedi ringagnato e ringobbito perché m'hanno portato in matrimonio a Spoleto io non ce volevo veni' chiedo 'n passaggio a 'n paesano de Fuligno me lo danno me buttano in maghina me catapurtano me mettono in maghina cucì
Si tu me vedi che risargo su 'n terazza ariscenno giù in cantina mi moje me dice che so' arivati i parenti da fori io no li conosco me dice so' de secondo grado me dice va' 'n paese a prenne la mozzarella sto sul letto stracco nun c'ho voja de scenne ariva 'na maghina me chiede indicazioni pe' Terni nun c'ho voja da risponne je dico va dritto pe' cucì
Semo gente de Fuligno
semo fatti cucì
semo gente tando bona
semo fatti cucì
non ce poi da' addosso
non ce la potete ave' co' noi
nick mano fredda- Inchiostro Verde
- Messaggi : 990
Località : Roma
Re: Per farsi due risate
Remo Remotti - Mamma Roma addio
Negli anni cinquanta io me ne andai. Come oggi i ragazzi vanno in India, vanno via, anch'io me ne andai, nauseato, stanco, da questa Roma del dopoguerra. E io allora, a vent'anni, mi trovavo di fronte a questa situazione. Andai via da questa Roma, anni cinquanta.
E me ne andavo da quella Roma addormentata, da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide,
quella Roma del "volemose bene, annamo avanti", quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei "Sali e Tabacchi", degli "Erbaggi e Frutta", quella Roma dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, dei maritozzi con la panna, senza panna, delle mosciarelle.
Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva una raccomandazione.
Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, quella Roma della Circolare Destra, della Circolare Sinistra, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti.
Me ne andavo da quella Roma con gli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, di via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella eterna, quella di giorno, quella di notte, quella turistica, la Roma dell'orchestrina a piazza Esedra, la Roma di Propaganda Fide, la Roma fascista di Piacentini.
Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Roma caput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell'Altare della Patria, dell’Università di Roma, quella Roma sempre col sole, estate e inverno, quella Roma che è meglio di Milano.
Me ne andavo da quella Roma dove la gente orinava per le strade, quella Roma fetente, impiegatizia, dei mille bottegai, di Iannetti, di Gucci, di Ventrella, di Bulgari, di Schostal, di Carmignani, di Avenia, quella Roma dove non c'è lavoro, dove non c'è 'na lira, quella Roma del "core de Roma".
Me ne andavo da quella Roma della Banca Commerciale Italiana, del Monte di Pietà, di piazza Campo de' Fiori, di piazza Navona, quella Roma "che c'hai 'na sigaretta? 'mprestame cento lire", quella Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini. Me ne andavo da quella Roma dimmerda! Mamma Roma: Addio!
Negli anni cinquanta io me ne andai. Come oggi i ragazzi vanno in India, vanno via, anch'io me ne andai, nauseato, stanco, da questa Roma del dopoguerra. E io allora, a vent'anni, mi trovavo di fronte a questa situazione. Andai via da questa Roma, anni cinquanta.
E me ne andavo da quella Roma addormentata, da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide,
quella Roma del "volemose bene, annamo avanti", quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei "Sali e Tabacchi", degli "Erbaggi e Frutta", quella Roma dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, dei maritozzi con la panna, senza panna, delle mosciarelle.
Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva una raccomandazione.
Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, quella Roma della Circolare Destra, della Circolare Sinistra, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti.
Me ne andavo da quella Roma con gli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, di via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella eterna, quella di giorno, quella di notte, quella turistica, la Roma dell'orchestrina a piazza Esedra, la Roma di Propaganda Fide, la Roma fascista di Piacentini.
Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Roma caput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell'Altare della Patria, dell’Università di Roma, quella Roma sempre col sole, estate e inverno, quella Roma che è meglio di Milano.
Me ne andavo da quella Roma dove la gente orinava per le strade, quella Roma fetente, impiegatizia, dei mille bottegai, di Iannetti, di Gucci, di Ventrella, di Bulgari, di Schostal, di Carmignani, di Avenia, quella Roma dove non c'è lavoro, dove non c'è 'na lira, quella Roma del "core de Roma".
Me ne andavo da quella Roma della Banca Commerciale Italiana, del Monte di Pietà, di piazza Campo de' Fiori, di piazza Navona, quella Roma "che c'hai 'na sigaretta? 'mprestame cento lire", quella Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini. Me ne andavo da quella Roma dimmerda! Mamma Roma: Addio!
nick mano fredda- Inchiostro Verde
- Messaggi : 990
Località : Roma
Re: Per farsi due risate
Ehm... da leggere dopo le 15 di domani, per non influenzare il voto.
Super scoop: quando Giannino fece goal al Real
di Alessandro Robecchi | 23 febbraio 2013
L’istinto suggerisce di non accanirsi, di apprezzare l’autodafé e le dimissioni a metà (cioè da presidente, ma non da candidato), che di questi tempi sono già una gran cosa. E però qualcosa nel caso di Oscar Giannino ci preoccupa. Una laurea inventata, e vabbè. Un’altra laurea di fantasia, e ri-vabbé. Quanto al master alla scuola degli economisti di Chicago, non averlo conseguito è un titolo di merito, se si pensa a che razza di genìa erano quei ceffi nipotini di Milton Friedman, e conosco certi amici cileni che vorrebbero farci una chiacchierata (io li odio, i liberisti dell’Illinois!). Ma farsi smentire dal Mago Zurlì su una vantata e mai avvenuta partecipazione allo Zecchino d’Oro è troppo per chiunque. La pietà è una bella cosa, ma non funziona se si è piegati in due dal ridere.
Il timore, per noi umili cronisti, lo sapete, è sempre quello di prendere il “buco”, di scoprire che domani qualche giornale pubblica notizie che noi non abbiamo. E questo ci obbliga a portarci avanti col lavoro.
Per esempio, non è vero che Giannino assistette da vicino all’omicidio Kennedy, come ha più volte sostenuto: quel giorno era a Viterbo, quindi il suo ruolo di supertestimone della commissione Warren traballa un po’. È vero che nelle foto sgranate di Dallas si vede un tipo vestito come il nonno dell’abate Faria, ma non era lui.
Non abbiamo trovato sue tracce nelle formazioni di Barcellona, Real Saragozza e Atletico Bilbao, dove pur dice spesso di aver giocato in gioventù con buoni risultati (addirittura una tripletta al Real Madrid, sostiene, pur facendo il portiere). Una cosa è sicura, abbiamo controllato accuratamente: non è stato Giannino a inventare il Moplen, anche se se ne vanta spesso con gli amici Napoleone e Giulio Cesare, che gli credono sulla parola quando si scordano di prendere le pillole. Molti dubbi anche sulla sua carriera di chef come assistente del re dei cuochi Ferran Adrià per cui creava – si legge nel curriculum – “la famosa emulsione di cozze e segatura di faggio con l’azoto liquido”. Di sicuro si sa che in passato votò per Berlusconi, attratto dalle sue convinzioni liberali, il che conferma la nota teoria che i mitomani si attirano a vicenda. È invece certamente realizzata con le decalcomanie la pergamena appesa nel suo studio, che certifica il premio Nobel per la chimica vinto nel ’91 per la messa a punto del processo di trasformazione del moscato in idrocarburi. È vero però che scriveva sul Foglio e su Libero, e questo non alleggerisce la sua posizione.
Non è vero, come disse una volta in tivù, che trovò impiego come controfigura di Zorro, a Hollywood negli anni Cinquanta. Dove del resto non interpretò la famosa domestica di colore di Rossella O’Hara in Via col vento, come ha sostenuto durante un comizio a Carugate. Un fax della Nasa smentisce l’accreditata teoria di Oscar Giannino terzo uomo sulla Luna: “Se ci è andato – dicono da Cape Canaveral – lo ha fatto con mezzi suoi, noi non ne sappiano niente, chiedete all’economista Zingales che ha una bella macchina”.
Purtroppo in così pochi giorni non siamo riusciti a controllare tutto, per cui accettiamo con beneficio d’inventario alcuni punti della sua biografia: massaggiatore di Carlos Monzon prima dell’incontro con Nino Benvenuti, paroliere di Fred Buongusto dal ’67 al ’74, guerrigliero ceceno e negoziatore segreto ai tempi del rapimento di Paul Getty Junior. Può essere che sia tutto vero, dannazione, lo scopriranno sicuramente colleghi più bravi di noi. Peccato.
Super scoop: quando Giannino fece goal al Real
di Alessandro Robecchi | 23 febbraio 2013
L’istinto suggerisce di non accanirsi, di apprezzare l’autodafé e le dimissioni a metà (cioè da presidente, ma non da candidato), che di questi tempi sono già una gran cosa. E però qualcosa nel caso di Oscar Giannino ci preoccupa. Una laurea inventata, e vabbè. Un’altra laurea di fantasia, e ri-vabbé. Quanto al master alla scuola degli economisti di Chicago, non averlo conseguito è un titolo di merito, se si pensa a che razza di genìa erano quei ceffi nipotini di Milton Friedman, e conosco certi amici cileni che vorrebbero farci una chiacchierata (io li odio, i liberisti dell’Illinois!). Ma farsi smentire dal Mago Zurlì su una vantata e mai avvenuta partecipazione allo Zecchino d’Oro è troppo per chiunque. La pietà è una bella cosa, ma non funziona se si è piegati in due dal ridere.
Il timore, per noi umili cronisti, lo sapete, è sempre quello di prendere il “buco”, di scoprire che domani qualche giornale pubblica notizie che noi non abbiamo. E questo ci obbliga a portarci avanti col lavoro.
Per esempio, non è vero che Giannino assistette da vicino all’omicidio Kennedy, come ha più volte sostenuto: quel giorno era a Viterbo, quindi il suo ruolo di supertestimone della commissione Warren traballa un po’. È vero che nelle foto sgranate di Dallas si vede un tipo vestito come il nonno dell’abate Faria, ma non era lui.
Non abbiamo trovato sue tracce nelle formazioni di Barcellona, Real Saragozza e Atletico Bilbao, dove pur dice spesso di aver giocato in gioventù con buoni risultati (addirittura una tripletta al Real Madrid, sostiene, pur facendo il portiere). Una cosa è sicura, abbiamo controllato accuratamente: non è stato Giannino a inventare il Moplen, anche se se ne vanta spesso con gli amici Napoleone e Giulio Cesare, che gli credono sulla parola quando si scordano di prendere le pillole. Molti dubbi anche sulla sua carriera di chef come assistente del re dei cuochi Ferran Adrià per cui creava – si legge nel curriculum – “la famosa emulsione di cozze e segatura di faggio con l’azoto liquido”. Di sicuro si sa che in passato votò per Berlusconi, attratto dalle sue convinzioni liberali, il che conferma la nota teoria che i mitomani si attirano a vicenda. È invece certamente realizzata con le decalcomanie la pergamena appesa nel suo studio, che certifica il premio Nobel per la chimica vinto nel ’91 per la messa a punto del processo di trasformazione del moscato in idrocarburi. È vero però che scriveva sul Foglio e su Libero, e questo non alleggerisce la sua posizione.
Non è vero, come disse una volta in tivù, che trovò impiego come controfigura di Zorro, a Hollywood negli anni Cinquanta. Dove del resto non interpretò la famosa domestica di colore di Rossella O’Hara in Via col vento, come ha sostenuto durante un comizio a Carugate. Un fax della Nasa smentisce l’accreditata teoria di Oscar Giannino terzo uomo sulla Luna: “Se ci è andato – dicono da Cape Canaveral – lo ha fatto con mezzi suoi, noi non ne sappiano niente, chiedete all’economista Zingales che ha una bella macchina”.
Purtroppo in così pochi giorni non siamo riusciti a controllare tutto, per cui accettiamo con beneficio d’inventario alcuni punti della sua biografia: massaggiatore di Carlos Monzon prima dell’incontro con Nino Benvenuti, paroliere di Fred Buongusto dal ’67 al ’74, guerrigliero ceceno e negoziatore segreto ai tempi del rapimento di Paul Getty Junior. Può essere che sia tutto vero, dannazione, lo scopriranno sicuramente colleghi più bravi di noi. Peccato.
nick mano fredda- Inchiostro Verde
- Messaggi : 990
Località : Roma
Re: Per farsi due risate
nick mano fredda ha scritto:La misura della tragedia politica è sintetizzabile nella ricomparsa di Capezzone
www.spinoza.it
E' vero
Aspide- Inchiostro Blu
- Messaggi : 1953
Località : Montagne appenniniche
Re: Per farsi due risate
nick mano fredda ha scritto:La misura della tragedia politica è sintetizzabile nella ricomparsa di Capezzone
www.spinoza.it
ahahah questa è la migliore di inizio anno!
granchio- Admin
- Messaggi : 3004
Località : sardegna
Re: Per farsi due risate
Il governo è quella cosa
che, se manca la fiducia,
o ti spari, o fai l'inciucia,
o altrimenti si rivót.
Ernesto Polli della Terrazza
che, se manca la fiducia,
o ti spari, o fai l'inciucia,
o altrimenti si rivót.
Ernesto Polli della Terrazza
nick mano fredda- Inchiostro Verde
- Messaggi : 990
Località : Roma
Re: Per farsi due risate
Finocchiaro canta "Pazza Ikea", dirige l’orchestra Matteo Renzi.
Microsatira
Microsatira
nick mano fredda- Inchiostro Verde
- Messaggi : 990
Località : Roma
Re: Per farsi due risate
Marylin Manson fotografato senza trucco. L’unico a riconoscerlo è stato Dudù.
spinoza.it
spinoza.it
nick mano fredda- Inchiostro Verde
- Messaggi : 990
Località : Roma
Re: Per farsi due risate
Divertenti!
Giuseppe Novellino- Inchiostro Giallo
- Messaggi : 244
Età : 74
Località : Sondrio
Pagina 2 di 2 • 1, 2
:: Svago :: Caffè Letterario
Pagina 2 di 2
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
|
|
Mer 13 Mar 2024, 11:32 Da tiziana
» concorso internazionale poesia e narrativa UN MONTE DI POESIA
Lun 04 Mar 2024, 17:18 Da tiziana
» Premio di Poesia, Narrativa, Teatro e Pittura "Luce dell'Arte" 6^ Edizione
Ven 19 Gen 2024, 19:37 Da carmy77
» concorso letterario internazionale UN MONTE DI POESIA XVI edizione
Mar 15 Feb 2022, 18:26 Da tizianaAbbadia
» IV^ Edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia "Il buon riso fa buon sangue". Scadenza bando 20/07/2022
Mer 03 Nov 2021, 19:59 Da carmy77
» UN PONTE TRA NOI - RECENSIONE DI ARMANDO MASCHINI
Dom 21 Mar 2021, 20:52 Da Artemisia
» UN PONTE TRA NOI - RECENSIONE DI GIULIANA PARAGLIOLA
Gio 11 Mar 2021, 18:53 Da Artemisia