Poesia sperimentale di Cesare Ruffato

Senza sole la meridiana
di turno ci risparmia il tempo
della vita che così biascica tocchi
parole echi e preci rari sotterfugi.
Potersi oscillare nell'azzurro
ad occhi chiusi per non vertiginare
ed inseguire odori buoni
di pulito e meraviglie custoditi
dal filo silenzioso d'orizzonte
prodigo amico poco teso
fremente corda di poesia cordis
e di onde pollinee in ascolto.

Cesare Ruffato

Parola fiaba

Cammina cammina odissea rigonfia
lei cade in situazioni inspiegabili di paesi
stranieri con burrasche e litigi
che le legano la lingua
con spaghetti di sillabe e spettri insipidi
di consonanti, rinviene spiga di fronte
a monti nevosi sui borborigmi del mare.
I fili del cervello con affanno
rincuorano sopra i boati
occhi confraterni immagati.
Pigra l'aria
illa tanto esperta di lacrime
trilla antifona gregoriana.

Cesare Ruffato

Di Francesca

L'illusione è capire
colpire ferire colore
grondare di sessi diffusi
la morte dolcissima
sa se tu le sei destinato
so se tu mi sei destinato
comparirò scomparirò
in un guscio di petali beatrici
e la tua treccia sarà la mia
_ora mi lunadondolo riposandoti
sbuffandoti essenze
di pavoni folli e sempre più miracolato
_inzuppare lingua e cuore
nel tuo sangue gioioso
chiudere la vita tra porte di ebano
sottile come la tua benedetta pupilla
e dormirti dentro come un tumore
che si annida scava nicchie e alcove
e si nutre della tua carne di rosa-
ma è dolore che sgorga nella gioia
felicitante alberoso
poeta di isole non so se
vicine o lontane.

Cesare Ruffato

Era un giorno di vento
le foglie cadevano sincere.
Era buio ma c'era il sole
o forse no, non ricordo.
Poi sono morta
col sorriso sulle labbra.
E ora cosa m'importa che il cielo
mi copra, che la terra mi soffochi?
Io sono morta. Niente conta più.
Dopo aver scoperto che chi era Dio
è un uomo che vive, pensa, soffre
sogna, dopo che ho bevuto le sue parole,
le sue lagrime si sono fuse colle mie.
Ora sono morta morta. E' bello morire
sorridendo. E anche se non vivrò più
che importanza può avere ora che so?

Cesare Ruffato

Brezze alabastro in fuga dai merli
del castello sbrindellato tra fichi
selvatici api sterpi calabroni
verso l'alto muovono punti linee
minuti cerchicroce accecanti
per frangersi allucinanti in gocce
iridescenti dell'invisibile pittore.
Così in diadema ce ne andiamo
lontano dal bilbul postmoderno
per qualche bava genuina di carità.

Finalmente si tocca l'orizzonte
del buio la molle irrilevanza
di pensieri che si squagliano
in golosi buchi neri.

Ognuno é un ponte tra terra e cielo
con ornato interno periodico
e mirabolante fantasia.
Se ti guazzi sciccosa
nella clorofilla sei inestricabile
e ridoni il giallo alla mimosa.
In gocce chiari fondanti
le figure imitano il cristallo
con dettagli trasparenti virtuali.

Poi la voce metafisica
di mia madre suscita
legami trasparenti di poesia
l'aria pensosa di mio padre
fertili boschi nelle mani
per la vitalità affievolita.
In questa soglia il vuoto
della nostra proprietà declina
un gioco leale con la morte.
Credo proprio che questo giorno
tanto di me vi abbia reso
e porti ideale un paese straniero
un ritmo unico di sinestesie.

Cesare Ruffato

Il crepuscolo gocciola dai pioppi
lagrime d'ambra. Il bouquet
elegante dal sapore deciso
vivifica l'autunnale astenìa.
Picchiano gli ultimi colombi
col tono svilito del mendico
che al mattino in corsa
per la scuola mi diceva strano
bondì birichino fai il bravo
ed io squattrinato gli alitavo
quella vita là in fuga più bella.

Cesare Ruffato

Più volte sorgevi all'alito di vento
plasmando un portamento d'illusione
un dissolversi di nube in altra morfologia
una acuita flessibilità di Liana
là raccolta nella manna del nome.
Insisto a cercare a scavare semi
nelle parole ma trovo polvere
confusa dissoluzione
come un tradimento
del mondo sulla pista di lancio
per l'universo.


Cesare Ruffato

Fulminea la psiche si attilla mentre
chiedo il dono di te e lo sguardo
zumato sui rami compone foglie
ed ella alquanto muta e spire toglie
nella costruzione dei mondi.
Non perdiamo il pudore del dolore.

(Cesare Ruffato)

Nel mattino fiammante col mondo
ingoiato dai rifiuti, un sogno
per un attimo mi dona
un maestoso vuoto che muove
le onde dei prati i minuti d'attesa
intransigente sfogo al bene
per riveder le stelle.
Nella mente alchimia che sempre
scrivo con lise parole
assai deluso da un progresso velenoso
che fomenta l'autunno del pianeta

(Cesare Ruffato)

Termometro afoso oltre i trenta
con incondizionato aere
la stanca di letture sbadiglia
tra sprazzi vagiti di poesia
e disperde umane madide scorie
di fantasma. Arranco nell'impegno
i premi affogano in maree testuali
talpose con biografie straripanti
di quisquiglie onorificenti.
Valangato da tanta esibita
inanità guardo attorno la mesta
sudorazione di libri che mi assilla
mi tocco la coscienza se ancora
esisto pure in penombra
di ombrosi singulti per la perduta
rara avis libertas lectionis
e per chiudere gli occhi in sogno vacuo
estraneo ad ogni brusìo di scrittura
a grado zero o superlativo
con o senza nome d'autore
in ogni sorta di variante testuale
e cliccosi smargianti mondi infosfera.

( Cesare Ruffato)