Lettera al figlio
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Lettera al figlio
LETTERA AL FIGLIO.
Premessa:
circa un mese fa mio figlio grande è partito alla volta degli Stati Uniti dove frequenterà la quarta superiore. Secondo i motivi da lui stesso addotti, è un sacrificio a cui intende sottoporsi per apprendere la lingua, anche in considerazione degli studi universitari in filosofia verso i quali ha sempre sostenuto di provare serio interesse, dunque per il successivo approfondimento attraverso i testi in lingua inglese.
Almeno, così ha detto.
Una volta partito e In maniera del tutto casuale ho scoperto che i testi di filosofia più accreditati non sono quelli scritti in lingua inglese. Questi ultimi vanno bene per le materie scientifiche e, soprattutto, per l’ingegneria. Ho anche scoperto che la percentuale di presenze femminili nei licei americani è pari all’85% e la scuola che frequenterà lui ha registrato nell’annualità 2009/2010 un’impennata sino al 92%.
Questi pochi dettagli, sino a quel momento sconosciuti, hanno fatto nascere nella mia natura diffidente qualche iniziale perplessità.
Di recente, mentre navigavo su internet nel PC domestico, ho verificato che in California c’è un’ottima università scientifica. Nell’archiviare alcune informazioni su tale università, ho casualmente trovato una sottocartella catalogata come “Womens in USA”, contenente un servizio fotografico voluminoso e dettagliato di belle ragazze californiane tra i 16 e i 18 anni con le quali mio figlio parrebbe aver tenuto una fitta e continua corrispondenza.
In modo subdolo il sospetto ha iniziato a impadronirsi della mia mente e, con le capacità di riflessione peculiari dei genitori, mi è venuto il sospetto che l’apprendimento linguistico non occupasse il primo posto nell’ordine di priorità poste dal primogenito.
Il fatto, poi, che la destinazione scelta sia una cittadina ubicata nella baia di San Francisco e cioè il cuore della California, ha fatto scattare nella mia mente, agile e pronta a cogliere le sfumature dei comportamenti filiali, la certezza che l’esperienza linguistica, cui mio figlio ha sempre accennato come fondamento e motore della sua avventura all’estero, non sia stato il vero motivo della partenza.
A questo punto, come farebbe qualsiasi genitore in una situazione analoga, ho intenzione di andare a fondo alla questione e, costi quel che costi, scoprire il vero motivo che ha invogliato mio figlio a recarsi in un posto così lontano.
I pochi elementi oggettivi testé rappresentati ma, soprattutto, il sesto senso che caratterizza noialtri genitori, ha fatto affiorare qualche convinzione e credo di essere sulla buona strada per raggiungere la verità.
Altro che filosofia… non ho la certezza, ma il vago sospetto che si voglia iscrivere in ingegneria ce l’ho eccome…
Intanto gli ho inviato una lettera interlocutoria con la quale non mi sbilancio sulle cose e, nel frattempo, m’impegno allo spasimo per scoprire esattamente cosa c’è sotto.
LETTERA AL FIGLIO.
Caro figlio,
potrei dare avvio a questa lettera con un classico “come stai?” ma sarebbe veramente banale, inoltre, non potendo riscontrarlo di persona, non avrei la certezza del rigore del responso. Ho riflettuto su un ventaglio di possibili alternative ma mi sono parse tutte mediocri e nessuna verificabile con certezza.
Ho anche scartato la scelta di partire dalla metà perché potrebbe provocare incomprensioni o dalla conclusione perché risulterebbe troppo corta, quindi, a seguito di ponderato ragionamento, avrei disposto di iniziare con un “come sto?”, di evidente semplificazione in un ipotetico ordine gerarchico di domande e risposte.
In realtà, come tu m’insegni, la visione oggettiva delle cose è riservata esclusivamente agli artisti e ai filosofi, con qualche concessione ai sognatori più metafisici pertanto, anche in questo caso, la risposta corrisponderebbe a una semplice opinione.
Allora che si fa? Quanti pensatori più accaniti di me hanno perso l’intelletto nello scontro titanico con un buon esordio? Non lo so, in verità, ma immagino una quantità preoccupante.
D’altro canto una lettera che si rispetti dovrà pur contenere un inizio e non mi pare quello giusto chiederti “quante orecchie hai?” solo per ottenere una notizia sicura. Inoltre, anche in quest’ultimo caso, non avrei garanzie, posto che quando sei partito disponevi certamente di un paio di orecchie, ma ora?... non potrei giurare, nonostante eventuali tue rassicurazioni in proposito, che le circostanze precedenti la partenza siano rimaste tali anche successivamente.
Insomma, la questione dell’incipit si sta rivelando un percorso particolarmente ripido, irto di ostacoli intellettuali, con il quale non riesco a misurarmi senza manifestare un’indubbia incompetenza.
Ecco perché il “come sto?” precedentemente citato mi sembra nel caso di specie una delle strade percorribili, per quanto non priva di insidie le quali, da che mondo é mondo, si nascondono dietro l’angolo.
Vorrei, in questo frangente, aprire una breve parentesi sulla capacità di occultamento di alcuni sostantivi. Come si sa, infatti, inganni, agguati, imboscate, tradimenti, macchinazioni, etc., tradizionalmente si nascondono dietro il famigerato angolo, un nascondiglio perfettamente conosciuto dai più, oserei dire smaccatamente noto, che pertanto non dovrebbe riservare sorprese. Invece, malgrado l’esperienza millenaria maturata dalla specie umana nel settore, la probabilità di individuare il nascondiglio e i relativi occupanti, è sempre esigua e incerta.
Ecco, la domanda che vorrei porre, come ho precedentemente sostenuto, potrebbe nascondere il classico trabocchetto, celato, per l’appunto, dietro il celeberrimo angolo.
Quale tra i tanti?..., ti chiederai tra curiosità e sospetto, con la peculiare disposizione d’animo dell’adolescenza.
E a questo ti risponderò decisamente, con la vaga esitazione pregna di dubbi e perplessità tipica degli adulti.
Orbene, se decidessi di porre tale domanda, sarebbe evidentemente inutile rivolgerla alla tua attenzione, posto che l’assenza dalla mia presenza non ti consentirebbe di esprimere un giudizio compiuto e obiettivo talché, inconfutabilmente, la questione si riproporrebbe con le medesime incertezze e perplessità iniziali. Ecco il trabocchetto!
Peraltro, evitare di misurarmi con l’angolo di cui sopra sarebbe un’opera sovrumana oltreché un atto di viltà infamante, ergo lo farei volentieri per assecondare la mia natura pavida, ma sottrarmi all’incombenza, come il temperamento mi suggerisce, non risolverebbe il problema anzi lo amplificherebbe creando una situazione di kafkiana memoria, con la quale non intendo misurarmi a costo della virilità.
Ciò che mi conforta, nel perseguire l’obiettivo, è che ogni piccolo passo compiuto dal sottoscritto in quel metaforico suolo segnerebbe un grande passo per l’umanità tutta.
Una responsabilità che non pensavo di dovermi accollare proprio ora che ho deciso di mettermi a dieta.
Avrei una terza possibilità che mi toglierebbe le castagne dal fuoco, ovvero centrerei l’obiettivo, ovvero manderei la palla in buca, ovvero sarei al posto giusto nel momento giusto.
Quest’ultima non è ineccepibile quanto a correttezza dell’adagio, ma è una licenza letteraria che mi permette di stemperare la sobrietà del presente scritto.
Capirai.
Si tratta, dicevo, dell’opzione C, del terzo bottone che spara il missile atomico, della terza corda che apre il paracadute d’emergenza, insomma della domanda di riserva.
La quale è: “come stiamo?”.
Sia chiaro: neppure su questa dovremmo esprimerci frettolosamente. Essa merita un ragionamento vigile e riflessivo, ma una risposta plausibile mi pare più alla portata della nostra sagacia.
Certo, si pone il problema del riferimento alla pluralità dei soggetti coinvolti, senz’altro di numero non inferiore a noi due interlocutori ma con la possibilità di un allargamento al corpo sociale nel quale, rispettivamente, viviamo o, addirittura, all’intera città.
E allora, perché non all’umanità?…
Al dunque ecco l’aspetto terribile dell’esercizio della logica nei ragionamenti: ti porta sull’orlo di abissi di imperscrutabile profondità e mina la vacillante sicurezza che sino a quel momento ti ha animato. Così i buoni propositi, costruiti su apparenti solide premesse, si squagliano nel magma incandescente di una inquietante ma logica conclusione.
Caro figlio, a questo punto, irrevocabilmente, decido di rinunciare alla formulazione di tali domande e di altre, e in un sussulto di risolutezza , ti auguro di cuore di stare bene.
Tuo padre
Nuoro 18.09.2009
Premessa:
circa un mese fa mio figlio grande è partito alla volta degli Stati Uniti dove frequenterà la quarta superiore. Secondo i motivi da lui stesso addotti, è un sacrificio a cui intende sottoporsi per apprendere la lingua, anche in considerazione degli studi universitari in filosofia verso i quali ha sempre sostenuto di provare serio interesse, dunque per il successivo approfondimento attraverso i testi in lingua inglese.
Almeno, così ha detto.
Una volta partito e In maniera del tutto casuale ho scoperto che i testi di filosofia più accreditati non sono quelli scritti in lingua inglese. Questi ultimi vanno bene per le materie scientifiche e, soprattutto, per l’ingegneria. Ho anche scoperto che la percentuale di presenze femminili nei licei americani è pari all’85% e la scuola che frequenterà lui ha registrato nell’annualità 2009/2010 un’impennata sino al 92%.
Questi pochi dettagli, sino a quel momento sconosciuti, hanno fatto nascere nella mia natura diffidente qualche iniziale perplessità.
Di recente, mentre navigavo su internet nel PC domestico, ho verificato che in California c’è un’ottima università scientifica. Nell’archiviare alcune informazioni su tale università, ho casualmente trovato una sottocartella catalogata come “Womens in USA”, contenente un servizio fotografico voluminoso e dettagliato di belle ragazze californiane tra i 16 e i 18 anni con le quali mio figlio parrebbe aver tenuto una fitta e continua corrispondenza.
In modo subdolo il sospetto ha iniziato a impadronirsi della mia mente e, con le capacità di riflessione peculiari dei genitori, mi è venuto il sospetto che l’apprendimento linguistico non occupasse il primo posto nell’ordine di priorità poste dal primogenito.
Il fatto, poi, che la destinazione scelta sia una cittadina ubicata nella baia di San Francisco e cioè il cuore della California, ha fatto scattare nella mia mente, agile e pronta a cogliere le sfumature dei comportamenti filiali, la certezza che l’esperienza linguistica, cui mio figlio ha sempre accennato come fondamento e motore della sua avventura all’estero, non sia stato il vero motivo della partenza.
A questo punto, come farebbe qualsiasi genitore in una situazione analoga, ho intenzione di andare a fondo alla questione e, costi quel che costi, scoprire il vero motivo che ha invogliato mio figlio a recarsi in un posto così lontano.
I pochi elementi oggettivi testé rappresentati ma, soprattutto, il sesto senso che caratterizza noialtri genitori, ha fatto affiorare qualche convinzione e credo di essere sulla buona strada per raggiungere la verità.
Altro che filosofia… non ho la certezza, ma il vago sospetto che si voglia iscrivere in ingegneria ce l’ho eccome…
Intanto gli ho inviato una lettera interlocutoria con la quale non mi sbilancio sulle cose e, nel frattempo, m’impegno allo spasimo per scoprire esattamente cosa c’è sotto.
LETTERA AL FIGLIO.
Caro figlio,
potrei dare avvio a questa lettera con un classico “come stai?” ma sarebbe veramente banale, inoltre, non potendo riscontrarlo di persona, non avrei la certezza del rigore del responso. Ho riflettuto su un ventaglio di possibili alternative ma mi sono parse tutte mediocri e nessuna verificabile con certezza.
Ho anche scartato la scelta di partire dalla metà perché potrebbe provocare incomprensioni o dalla conclusione perché risulterebbe troppo corta, quindi, a seguito di ponderato ragionamento, avrei disposto di iniziare con un “come sto?”, di evidente semplificazione in un ipotetico ordine gerarchico di domande e risposte.
In realtà, come tu m’insegni, la visione oggettiva delle cose è riservata esclusivamente agli artisti e ai filosofi, con qualche concessione ai sognatori più metafisici pertanto, anche in questo caso, la risposta corrisponderebbe a una semplice opinione.
Allora che si fa? Quanti pensatori più accaniti di me hanno perso l’intelletto nello scontro titanico con un buon esordio? Non lo so, in verità, ma immagino una quantità preoccupante.
D’altro canto una lettera che si rispetti dovrà pur contenere un inizio e non mi pare quello giusto chiederti “quante orecchie hai?” solo per ottenere una notizia sicura. Inoltre, anche in quest’ultimo caso, non avrei garanzie, posto che quando sei partito disponevi certamente di un paio di orecchie, ma ora?... non potrei giurare, nonostante eventuali tue rassicurazioni in proposito, che le circostanze precedenti la partenza siano rimaste tali anche successivamente.
Insomma, la questione dell’incipit si sta rivelando un percorso particolarmente ripido, irto di ostacoli intellettuali, con il quale non riesco a misurarmi senza manifestare un’indubbia incompetenza.
Ecco perché il “come sto?” precedentemente citato mi sembra nel caso di specie una delle strade percorribili, per quanto non priva di insidie le quali, da che mondo é mondo, si nascondono dietro l’angolo.
Vorrei, in questo frangente, aprire una breve parentesi sulla capacità di occultamento di alcuni sostantivi. Come si sa, infatti, inganni, agguati, imboscate, tradimenti, macchinazioni, etc., tradizionalmente si nascondono dietro il famigerato angolo, un nascondiglio perfettamente conosciuto dai più, oserei dire smaccatamente noto, che pertanto non dovrebbe riservare sorprese. Invece, malgrado l’esperienza millenaria maturata dalla specie umana nel settore, la probabilità di individuare il nascondiglio e i relativi occupanti, è sempre esigua e incerta.
Ecco, la domanda che vorrei porre, come ho precedentemente sostenuto, potrebbe nascondere il classico trabocchetto, celato, per l’appunto, dietro il celeberrimo angolo.
Quale tra i tanti?..., ti chiederai tra curiosità e sospetto, con la peculiare disposizione d’animo dell’adolescenza.
E a questo ti risponderò decisamente, con la vaga esitazione pregna di dubbi e perplessità tipica degli adulti.
Orbene, se decidessi di porre tale domanda, sarebbe evidentemente inutile rivolgerla alla tua attenzione, posto che l’assenza dalla mia presenza non ti consentirebbe di esprimere un giudizio compiuto e obiettivo talché, inconfutabilmente, la questione si riproporrebbe con le medesime incertezze e perplessità iniziali. Ecco il trabocchetto!
Peraltro, evitare di misurarmi con l’angolo di cui sopra sarebbe un’opera sovrumana oltreché un atto di viltà infamante, ergo lo farei volentieri per assecondare la mia natura pavida, ma sottrarmi all’incombenza, come il temperamento mi suggerisce, non risolverebbe il problema anzi lo amplificherebbe creando una situazione di kafkiana memoria, con la quale non intendo misurarmi a costo della virilità.
Ciò che mi conforta, nel perseguire l’obiettivo, è che ogni piccolo passo compiuto dal sottoscritto in quel metaforico suolo segnerebbe un grande passo per l’umanità tutta.
Una responsabilità che non pensavo di dovermi accollare proprio ora che ho deciso di mettermi a dieta.
Avrei una terza possibilità che mi toglierebbe le castagne dal fuoco, ovvero centrerei l’obiettivo, ovvero manderei la palla in buca, ovvero sarei al posto giusto nel momento giusto.
Quest’ultima non è ineccepibile quanto a correttezza dell’adagio, ma è una licenza letteraria che mi permette di stemperare la sobrietà del presente scritto.
Capirai.
Si tratta, dicevo, dell’opzione C, del terzo bottone che spara il missile atomico, della terza corda che apre il paracadute d’emergenza, insomma della domanda di riserva.
La quale è: “come stiamo?”.
Sia chiaro: neppure su questa dovremmo esprimerci frettolosamente. Essa merita un ragionamento vigile e riflessivo, ma una risposta plausibile mi pare più alla portata della nostra sagacia.
Certo, si pone il problema del riferimento alla pluralità dei soggetti coinvolti, senz’altro di numero non inferiore a noi due interlocutori ma con la possibilità di un allargamento al corpo sociale nel quale, rispettivamente, viviamo o, addirittura, all’intera città.
E allora, perché non all’umanità?…
Al dunque ecco l’aspetto terribile dell’esercizio della logica nei ragionamenti: ti porta sull’orlo di abissi di imperscrutabile profondità e mina la vacillante sicurezza che sino a quel momento ti ha animato. Così i buoni propositi, costruiti su apparenti solide premesse, si squagliano nel magma incandescente di una inquietante ma logica conclusione.
Caro figlio, a questo punto, irrevocabilmente, decido di rinunciare alla formulazione di tali domande e di altre, e in un sussulto di risolutezza , ti auguro di cuore di stare bene.
Tuo padre
Nuoro 18.09.2009
granchio- Admin
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Località : sardegna
Re: Lettera al figlio
Gulp!
Bellissima!!!
Bellissima!!!
Ratsy- Admin
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Località : Nel ventre della balena
Re: Lettera al figlio
Gli hai davvero spedito questa lettera?
Ahahah quanto mi dispiace essermi persa la faccia di tuo figlio, leggendola!
Grande, Gra!
Se mio padre mi avesse mai mandato una lettera del genere, lo avrei osannato a vita!
Ps:
c’è sempre un secondo fine, in noi adolescenti/giovani… che in genere facciamo presenti a tutti quelli che incrociamo sul nostro cammino, meno che ai genitori.
Ma non tanto per ingannare, no, ma perché ci viene quasi spontaneo.
Non molto tempo fa mi hanno detto: “è difficile dire la verità quanto ci sono in mezzo gli affetti”.
Ma,
ti ha risposto?
Ahahah quanto mi dispiace essermi persa la faccia di tuo figlio, leggendola!
Grande, Gra!
Se mio padre mi avesse mai mandato una lettera del genere, lo avrei osannato a vita!
Ps:
c’è sempre un secondo fine, in noi adolescenti/giovani… che in genere facciamo presenti a tutti quelli che incrociamo sul nostro cammino, meno che ai genitori.
Ma non tanto per ingannare, no, ma perché ci viene quasi spontaneo.
Non molto tempo fa mi hanno detto: “è difficile dire la verità quanto ci sono in mezzo gli affetti”.
Ma,
ti ha risposto?
Scheggia- Inchiostro Verde
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Re: Lettera al figlio
Perchè sei così sospettoso? Io non escluderei così facilmente lo studio delle lingue.
E la cartella "womens in usa" conferma la mia tesi.
Uno studio profondo e accurato delle lingue americane
E la cartella "womens in usa" conferma la mia tesi.
Uno studio profondo e accurato delle lingue americane
Video- Inchiostro Verde
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Età : 54
Località : Milano
Re: Lettera al figlio
Ma sono l'unico a pensare fin dall'inizio che si tratti di una pseudo lettera e una pseudo premessa? A me sembra evidente...
Re: Lettera al figlio
E il patto con il lettore cosa te ne fai Sall?
A me ipiacerebbe tanto leggere la risposta del figlio!!!
A me ipiacerebbe tanto leggere la risposta del figlio!!!
Ratsy- Admin
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Località : Nel ventre della balena
Re: Lettera al figlio
Ratsy ha scritto:E il patto con il lettore cosa te ne fai Sall?
A me ipiacerebbe tanto leggere la risposta del figlio!!!
Ok, patto con il lettore...
Ti ho già detto: il figlio alla terza riga ha usato busta e lettera come spessore per lo stereo traballante
Re: Lettera al figlio
circa un mese fa mio figlio grande è partito alla volta degli Stati Uniti dove frequenterà la quarta superiore....
se ricordo bene il più grande dovrebbe avere più o meno la mia età...
però...
Scheggia- Inchiostro Verde
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Re: Lettera al figlio
Sall ha scritto:Ma sono l'unico a pensare fin dall'inizio che si tratti di una pseudo lettera e una pseudo premessa? A me sembra evidente...
caro sall che ci creda o no è la prima lettera che ho inviato a mio figlio un mese dopo la sua partenza per gli USA. Se avessi dato retta al sentimento mi sarei sbronzato e avrei pianto come un neonato con i dolori intestinali, invece ho pensato "e se gli scrivessi qualcosa che saldi ancora di più il nostro rapporto?" così, visto che vuole fare il filosofo per mestiere e che lo è per indole, gli ho scritto una cosa adeguata al suo temperamento e ai suoi studi.
La sua lapidaria risposta è stata: "bà, sei sempre più pazzo!"
La premessa l'ho scritta qualche mese dopo la lettera ma non ricordo più perché.
granchio- Admin
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Re: Lettera al figlio
Sall ha scritto:Secondo me il fanciullo non è arrivato alla terza riga
sall non voglio dilungarmi sull'argomento e non lo farò, ti dico solo che mio figlio ha letto e digerito parte della filosofia moderna, divora continuamente libri di filosofia e psicologia e ha una cultura niente male nel settore e in generale. Attualmente sta leggendo freud e nietzsche e per essere un diciottenne ti garantisco che fa ragionamenti molto interessanti e acuti.
Non mi sto compiacendo dei risultati del grande, sto solo riportando un dato di cronaca, non è un ragazzo superintelligente è semplicemente molto intelligente e ha moltissima curiosità ed è divorato dalla sete di conoscenza che lo ha portato a leggere tanti libri quanti io e il resto della famiglia allargata non abbiamo letto nell'arco della nostra vita. Il secondo figlio, invece, un punk convinto, in 17 anni ha letto soltanto un libro "costretti a sanguinare" una specie di manifesto punk.
Ha letto solo quello, ma non meno di quindici/venti volte.
granchio- Admin
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Località : sardegna
Re: Lettera al figlio
Caro, carissimo.
Queste cose non si fanno.
Non si manda una lettera così.
Anche se non avessi letto la premessa questa lettera mi avrebbe comunque chiarito le idee.
Caro mio, ma tuo figlio ti conosce molto meglio di me, o no?
Dopo tutto quello che (non) gli hai scritto... lo vedrebbe anche un sordo che non vuol sentire!
Comunque rilassati: ingegneria è molto meglio che filosofia.
Queste cose non si fanno.
Non si manda una lettera così.
Anche se non avessi letto la premessa questa lettera mi avrebbe comunque chiarito le idee.
Caro mio, ma tuo figlio ti conosce molto meglio di me, o no?
Dopo tutto quello che (non) gli hai scritto... lo vedrebbe anche un sordo che non vuol sentire!
Comunque rilassati: ingegneria è molto meglio che filosofia.
ale- Inchiostro Blu
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Re: Lettera al figlio
Scheggia ha scritto:Gli hai davvero spedito questa lettera?
Ahahah quanto mi dispiace essermi persa la faccia di tuo figlio, leggendola!
Grande, Gra!
Se mio padre mi avesse mai mandato una lettera del genere, lo avrei osannato a vita!
Ps:
c’è sempre un secondo fine, in noi adolescenti/giovani… che in genere facciamo presenti a tutti quelli che incrociamo sul nostro cammino, meno che ai genitori.
Ma non tanto per ingannare, no, ma perché ci viene quasi spontaneo.
Non molto tempo fa mi hanno detto: “è difficile dire la verità quanto ci sono in mezzo gli affetti”.
Ma, ti ha risposto?
scheggiolina, il rapporto genitori/figli non è semplice, come la nostra esperienza e tonellate di carta scritta ci hanno insegnato. Io ho un buon rapporto con i miei figli, ma è stabile solo con il grande che 18 anni, con il secondo, che ne ha 17, è più in fase di costruzione e delicato equilibrio.
Il grande è come se non avesse attraversato l'adolescenza, è già un adulto, ha forti interessi intellettuali e ragiona da persona matura. Con lui vado al cinema, alla grotta a bere una birra o ascoltare blues, suoniamo insieme e quando mi vede un pò giù (raramente) mi abbraccia spontaneamente. Ancora bacia me e la madre prima di andare a dormire.
Il secondo ha uno spiccato senso dell'umorismo, del non sense, dell'autoironia, e con lui cazzeggio molto ma la sua sfera privata è inscalfibile. Impensabile per me dargli un bacio o scherzare su un'eventuale sua ragazza. Non sopporta l'autorità e le convenzioni. Di recente ci hanno chiamato a scuola perchè durante l'interrogazione pretendeva di stare seduto analogamente alla professoressa. Insomma è un antagonista.
Scusa, non mi hai chiesto nulla sulle cose le ho scritto, ma qualche volta ci serve una scusa per sfogarci un pò. E' uno dei tanti diffetti di noi genitori.
Ma ora cambiamo argomento anche perchè credo di iniziare ad annoiare con le storie dei figli.
Ma tu quanti anni hai?
granchio- Admin
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Località : sardegna
Re: Lettera al figlio
Non mi stupisce che tuo figlio sia fuggito in California all'inseguimento di chimeriche "presenze femminili", con un padre del genere la fuga è obbligatoria.
Se fossi in te, invece, mi chiederei il classico "Dove ho sbagliato!" in quanto se l'educazione che hai impartito a tuo figlio l'ha portato a credere che realizzarsi nella vita significa lingua inglese, California e californiane, beh, amico mio carissimo, hai sprecato veramente del tempo prezioso nella tua vita.
Comunque nulla è perduto, anche alle peggiori situazioni c'è rimedio: dovresti però creare prima una adeguata coscienza critica al tuo figliolo, e poi il percorso è si in salita, ma certo con buone premesse.
Ciao e coraggio!
Se fossi in te, invece, mi chiederei il classico "Dove ho sbagliato!" in quanto se l'educazione che hai impartito a tuo figlio l'ha portato a credere che realizzarsi nella vita significa lingua inglese, California e californiane, beh, amico mio carissimo, hai sprecato veramente del tempo prezioso nella tua vita.
Comunque nulla è perduto, anche alle peggiori situazioni c'è rimedio: dovresti però creare prima una adeguata coscienza critica al tuo figliolo, e poi il percorso è si in salita, ma certo con buone premesse.
Ciao e coraggio!
Re: Lettera al figlio
ale ha scritto:Caro, carissimo.
Queste cose non si fanno.
Non si manda una lettera così.
Anche se non avessi letto la premessa questa lettera mi avrebbe comunque chiarito le idee.
Caro mio, ma tuo figlio ti conosce molto meglio di me, o no?
Dopo tutto quello che (non) gli hai scritto... lo vedrebbe anche un sordo che non vuol sentire!
Comunque rilassati: ingegneria è molto meglio che filosofia.
ale, pensi anche tu che sia pazzo?
granchio- Admin
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Re: Lettera al figlio
Non mi sono mai piaciute le persone che parlano in modo superlativo dei propri figli, sono di una banalità disarmante. E se così fosse, se fossero davvero tutti dei geni e delle persone intelligentissime e straordinarie come dicono, come mai in giro ci sono tanti cretini?
Oh, ma lo so, quelli non sono figli nostri non e vero?
In fondo è un po' come per i neonati, tutti dicono "Che carini! Che carini!" e invece il 99% sono dei ranocchi orredi.
Un po' più di modestia non farebbe male a nessuno.
Oh, ma lo so, quelli non sono figli nostri non e vero?
In fondo è un po' come per i neonati, tutti dicono "Che carini! Che carini!" e invece il 99% sono dei ranocchi orredi.
Un po' più di modestia non farebbe male a nessuno.
Re: Lettera al figlio
Scusa, non mi hai chiesto nulla sulle cose le ho scritto, ma qualche volta ci serve una scusa per sfogarci un pò. E' uno dei tanti diffetti di noi genitori.
Ma ora cambiamo argomento anche perchè credo di iniziare ad annoiare con le storie dei figli.
Ma tu quanti anni hai?
Hai fatto benissimo!
Racconta, racconta… anch’io racconto anche quando non me lo chiedono
Io 21.
@Thomas,
tu sei un po’ arretrato, lasciatelo dire.
Hai mai sentito parlare ad esempio dell’Erasmus?
Granchio non ha sbagliato in nulla. Oggi sono sempre di più i giovani che vanno studiare all’estero per un qualche tempo, e non certo perché hanno problemi con i genitori…
Ohi, ohi! Thomasino!
Scheggia- Inchiostro Verde
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Re: Lettera al figlio
Thomas Mann ha scritto:Non mi stupisce che tuo figlio sia fuggito in California all'inseguimento di chimeriche "presenze femminili", con un padre del genere la fuga è obbligatoria.
Se fossi in te, invece, mi chiederei il classico "Dove ho sbagliato!" in quanto se l'educazione che hai impartito a tuo figlio l'ha portato a credere che realizzarsi nella vita significa lingua inglese, California e californiane, beh, amico mio carissimo, hai sprecato veramente del tempo prezioso nella tua vita.
Comunque nulla è perduto, anche alle peggiori situazioni c'è rimedio: dovresti però creare prima una adeguata coscienza critica al tuo figliolo, e poi il percorso è si in salita, ma certo con buone premesse.
Ciao e coraggio!
mio buon Thomas, potrei anche evitare di dirti che mio figlio in california non è fuggito ma ci è andato per imparare l'inglese e frequentare la quarta superiore, che là è l'ultimo anno delle superiori, è superfluo che aggiunga che ha concluso l'anno prendendo il massimo dei voti. Ma non è superfluo che pazientemente ti spieghi che la storia delle ragazze è solo un aspetto umoristico della vicenda, che mi sono inventato di sana pianta.
Se ho una certezza nella vita è proprio quella di non aver sprecato tempo con mio figlio il quale, anche senza il mio aiuto, si è formato una coscienza critica e una capacità di analisi critica che ti sorprenderebbe.
Ma hai notato che le cose le devo spiegare solo a te?
granchio- Admin
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Località : sardegna
Re: Lettera al figlio
Thomas Mann ha scritto:Non mi stupisce che tuo figlio sia fuggito in California .....
Certe cose vanno oltre l'educazione che sbandieri tanto per gli altri e applichi poco per te.
Leggo solo voglia di ferire, con mezzucci, e parecchia invidia.
Il rapporto con i figli c'è o non c'è. Da qui l'invidia di cui sopra.
Granchio caro, sai già che stavo scherzicchiando, lo scrivo per TM, che non è capace di leggere tra le righe, e a volte neanche dentro.
ale- Inchiostro Blu
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Località : spostata
Re: Lettera al figlio
Lingua inglese, California e Californiane, oggi come oggi sono di un pecoreccio orrendo! Quasi tutti personaggini naif che frequentano le palestre sono andati in California.
Ammettetelo, non c'è nulla di male, siete davvero bassi e dozzinali!
Ammettetelo, non c'è nulla di male, siete davvero bassi e dozzinali!
Re: Lettera al figlio
Thomas Mann ha scritto: E se così fosse, se fossero davvero tutti dei geni e delle persone intelligentissime e straordinarie come dicono, come mai in giro ci sono tanti cretini?
Me lo stavo giusto or ora chiedendo, leggendoti
Scheggia- Inchiostro Verde
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Re: Lettera al figlio
Thomas Mann ha scritto:Non mi sono mai piaciute le persone che parlano in modo superlativo dei propri figli, sono di una banalità disarmante. E se così fosse, se fossero davvero tutti dei geni e delle persone intelligentissime e straordinarie come dicono, come mai in giro ci sono tanti cretini?
Oh, ma lo so, quelli non sono figli nostri non e vero?
In fondo è un po' come per i neonati, tutti dicono "Che carini! Che carini!" e invece il 99% sono dei ranocchi orredi.
Un po' più di modestia non farebbe male a nessuno.
E a me non sono mai piaciute quelle che parlano in modo superlativo di se stessi, sopratutto senza aver dimostrato in cosa siano superlativi.
Sul fatto che in giro ci siano tanti cretini concordo, ma com'è che ti poni questa domanda? La modestia rispetto alla realtà dei fatti è un'altra solida ipocrisia. Un pò più di umiltà non farebbe male ad alcuni.
granchio- Admin
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Località : sardegna
Re: Lettera al figlio
Thomas Mann ha scritto:Lingua inglese, California e Californiane, oggi come oggi sono di un pecoreccio orrendo! Quasi tutti personaggini naif che frequentano le palestre sono andati in California.
Ammettetelo, non c'è nulla di male, siete davvero bassi e dozzinali!
Mio buon Thomas, lascia perdere i telefilm, sono quelli che ti stanno sgretolando il cervello, leggi un buon libro, magari di filosofia.
Se non lo capisci non preoccuparti, mio figlio è un ragazzo molto disponibile.
granchio- Admin
- Messaggi : 3004
Località : sardegna
Re: Lettera al figlio
Devi spiegarlo solo a me perché forse voi siete tante persone, ma in verità con una testa sola, che pensa in un modo solo, dunque, in perfetta sintonia.
Forse vedo cose che voi non vedete.
Se iniziamo a mettere parole come "invidia" non vale più la pena parlare, in quanto la discussione è scesa a livelli così bassi che non riesco più a seguirla e non mi va più di seguire... invidia! ma fammi il piacere!
Forse vedo cose che voi non vedete.
Se iniziamo a mettere parole come "invidia" non vale più la pena parlare, in quanto la discussione è scesa a livelli così bassi che non riesco più a seguirla e non mi va più di seguire... invidia! ma fammi il piacere!
Re: Lettera al figlio
Thomas Mann ha scritto:Forse vedo cose che voi non vedete.
Ecco, Signori e Signore da un’unica testa, chi si cela dietro a Thomas Mann: BLADE RUNNER!!!!!
Scheggia- Inchiostro Verde
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